Talvolta, e frettolosamente, indicati come l'ennesima Symphonic Power Metal Band, oppure più magnanimamente come l'ex gruppo di Elisa C. Martín, i
Dark Moor sono arrivati al ragguardevole traguardo del settimo album, tra i quali gli episodi non all'altezza sono davvero ridotti al lumicino. "Autumnal" è l'ultimo nato in casa Dark Moor, e si colloca senza dubbio nella schiera dei momenti migliori della formazione spagnola, questo grazie a canzoni ottimamente costruite e altrettanto ben interpretate. Fiore all'occhiello di Enrik Garcia e soci sono gli arrangiamenti e le orchestrazioni, che sfavillano nell'opener "Swan Lake", reinterpretazione in chiave metal della famosissima opera di Ciajkowskj, con largo sfoggio di passaggi orchestrali e l'ospite femminile Itea Benedicto (cantante dei Niobeth), a duettare con Alfred Romero.
Ritroviamo ancora Itea Benedicto sulla successiva, una canzone dalle facili melodie che ricorda, e non poco, i Nightwish, anche se, a parer mio, nel complesso i Dark Moor mostrano maggiori punti di contatto con i Kamelot ed i Rhapsody.
Aperta su atmosfere celtiche "Phantom Queen" mostra poi un piglio energico e galoppante, una tensione mantenuta alta da "Faustus" (dalla marcata enfasi corale) e dalle più veloci "Don’t Look Back" e "When the Sun Is Gone" (caratterizzata da alcune melodie orientaleggianti). Tra i momenti migliori si segnalano sicuramente quelli epici e bombastici (ma mai pacchiani) di "For Her" e di "The Sphinx", dopo i quali l'album si chiude sulle note di "Fallen Leaves Waltz", uno strumentale un po' scontato, a completo appannaggio dell'orchestra.
I Dark Moor stanno continuando a crescere, grazie anche al loro progressivo ed insistito avvicinamento alla musica classica.
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