Nonostante una seconda parte di carriera a dir poco offuscata da dischi che variano dal brutto all'ignobile (lo stesso dicasi per altri mostri sacri, dagli
Iron Maiden ai
Metallica, dagli
Slayer ai
Dream Theater...), lo status di leggenda del metal non abbandonerà mai i
Megadeth del mito
Dave Mustaine, uno dei personaggi più controversi e carismatici dell'intero panorama metal degli ultimi 20 anni.
E così, tra speranze malcelate ed inevitabile rassegnazione, eccoci a commentare la nuova fatica dei thrashers americani a nome "
Endgame" e nuovamente su
Roadrunner Records, il secondo album su questa etichetta dopo l'osceno "
United Abominations" del 2007.
Osceno e dannoso, in quanto quel disco rovinò quanto di buono fatto da Dave per rimediare ai famosi "
3 dischi della vergogna", ovvero "
Cryptic Writings", "
Risk" e "
The World Needs a Hero", con cui si tentò di mettere una pezza col discreto "
The System Has Failed", per poi sciupare tutto nuovamente col succitato "United Abominations", un mix di poche idee, ma confuse.
Come accogliere quindi il nuovo "
Endgame"? Quale lo spirito con cui mettersi all'ascolto, magari incuriositi e desiderosi di ascoltare i virtuosismi del neo-entrato
Chris Broderick alla chitarra, giovane ragazzo prodigio già stupefacente con
Jag Panzer e
Nevermore?
Tra le mille magie di internet c'è quella di dar voce a tutti e rendere ogni opinione quasi autorevole...e così si possono anche leggere commenti del tipo "
migliore di Rust In Peace", o "all'altezza di "
Countdown to Extinction", ed altre amenità del genere, a cui il metallaro medio piace appigliarsi, essendo un eterno nostalgico e maggiormente desideroso di una vecchia gloria nuovamente decente pià che di 50 gruppi esordienti clamorosi.
Beh, il desiderio di tanti metallari invecchiati sarà rispettato, in quanto il nuovo "Endgame" si rivela un disco all'altezza, molto ruffiano e vecchia maniera, che attinge a piene mani, scopiazzando di brutto, ai vecchi bei dischi di Dave Mustaine. Per quanto riguarda una paventata qualità equivalente o addirittura superiore ai capolavori di 15 anni fa o prima...beh, che a questi personaggi venga tolta la droga, o il vino, o probabilmente entrambe le cose.
Nel nuovo lavoro dei Megadeth, che mescola in maniera intelligente rasoiate taglienti ed aggressive ad episodi decisamente più melodici ed easy listening, troviamo un continuo (e perchè no, piacevole) rimescolare le idee e le soluzioni vincenti del passato, sebbene manchino inequivocabilmente i lampi di genio o le scintille geniali che hanno fatto la fortuna di questa band: si passa dalla Youthanasiana "
44 Minutes" all'intro strumentale "
Dialectic Chaos" che NON PUO' non ricordare il capolavoro di "
Set the World on Fire" a titolo "
Into the Lungs of Hell".
Più in dettaglio, con alcuni brani è possibile fare delle precise associazioni, tanto sono simili per struttura e direzione musicale: è il caso della terremotante "
This Day We Fight!", gemella di "
Black Friday", o ancora "
1,320", un mix tra "
Five Magics" e "
Take No Prisoners", mentre il riff iniziale di "
Bite the Hand that Feeds" è copiato preciso identico a quello di "
Rust in Peace...Polaris", mentre il resto del brano è decisamente sorvolabile. Lo stesso dicasi per il clamoroso autoplagio di "
Bodies Left Behind" che ricalca in tutto e per tutto la celebre "
Symphony of Destruction", tanto che ci si può cantare sopra "
just like the pied piper...", sebbene anche qui la canzone non faccia urlare al miracolo, mantenendosi su livelli appena accettabili.
Allo stesso modo non si capisce come mai sia stato scelto come singolo uno dei brani più anonimi e scontati di tutto il disco, ovvero quella "
Headcrusher" che ha il solo merito di essere sparata a 200 all'ora, ma senza un filo logico decente ed anche abbastanza fuori contesto all'interno di "Endgame"; insomma non basta "tirare" una canzone per renderla decente, e lo stesso si può dire delle conclusive due "
How the Story Ends" e "
The Right to Go Insane" (che scippa l'incipit ad "
Oppressing the Masses" dei
Vio-Lence) che al contrario non sono aggressive ma che stancano con mid-tempos mielosi ed inconcludenti.
Un disco spezzato, in cui la seconda metà appare decisamente più debole della prima, ed in cui mancano delle hits clamorose, tranne forse "
44 Minutes" e "
This Day We Fight!", anche se ha il "merito" di non presentare delle oscenità fatte canzoni come il precedente "United Abominations". Da notare l'assoluta qualità e perfezione della produzione (e qualche ex-collega di Mustaine dovrebbe andare a lezione di orecchio musicale da lui) e la prova un po' sottotono di Broderick, che in questo disco ha messo tanta, tantissima tecnica ma poco feeling e melodie, cose che da lui invece ci aspettiamo e che avrebbero giovato non poco alla qualità di un disco comunque più che sufficiente, che farà la felicità di molti vecchi estimatori di Mustaine e soci (ed io sono tra questi) ma che non muove di molto la situazione attuale dei Megadeth, che continuano a vivacchiare tra un disco e l'altro, quasi mere scuse per poi andare in tour dove in ogni caso fanno ancora la loro porca figura e dove la gente sbava per loro.
Perlomeno i tempi di
Risk sono lontani...