Dal 2004 non si avevano più notizie dei connazionali
Adimiron, un gruppo che con il suo esordio intitolato Burning Souls fece ben sperare, poi il nulla... un silenzio che ormai aveva fatto perdere le speranze a chi li aspettava con un nuovo album. C'è voluto un lustro intero in cui ci sono stati dei cambiamenti che vanno oltre il radicale per scendere nel rivoluzionario; si è salvato soltanto Alessandro Castelli, l'unico che presenzia sin dal primo giorno della fondazione degli Adimiron. La curiosità aumenta quindi nel momento in cui si materializza questo secondo
When Reality Wakes Up che può essere tranquillamente considerato come una sorta di nuovo debutto, visto il totale cambiamento stilistico che hanno intrapreso. Sono due band diverse, malgrado il monicker sia stato mantenuto, e suonano due generi diversi, insomma del 2004 ci è rimasta soltanto l'ombra. Adesso la loro ricerca sonora si è fatta decisamente più originale e non si accontenta più del canonico ma si butta a capofitto nell'innovazione. Qualcuno lo chiama New Thrash Metal, altri Groove Metal e chi più ne ha più ne metta, quello che però non deve essere perso di vista è il nuovo potenziale degli Adimiron: contagioso. La maturazione è forte sotto tutti i punti di vista e il loro sound è rallentato parecchio, si è appesantito in direzione dei Pantera, con l'ugola del nuovo cantante che spesso va a cercare Phil Anselmo. Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per dei riff che di tradizionale hanno ben poco in questo 2009; si avvolgono e riavvolgono su se stessi e la velocità di esecuzione non si azzarda mai a superare i livelli di guardia per il semplice fatto che preferiscono concentrarsi su brani pesanti e massicci. E' onestamente difficile estrapolare qualche singola canzone dal contesto, c'è un'omogeneità di fondo molto pronunciata, ma almeno ci viene evitata la diretta conseguenza di un fattore simile, e mi sto riferendo alla noia da 'abbiocco'. Hanno un buon senso del groove gli Adimiron e lo mettono al servizio di un Metal contemporaneo che si rifà ai già citati Pantera degli ultimi dischi, ai Tool più plumbei ma anche ai Nevermore per un certo gusto solista, senza nulla togliere ovviamente alla loro buona dose di personalità che viene messa sempre in evidenza. Una carta in più a loro favore se la giocano con una produzione veramente professionale e adatta alle loro esigenze e che non eccede mai con trovate artificiali e fittizie: si sente che sono un gruppo vero, e anche ben predisposto all'esperienza live. A questo punto mi auguro che non si debba aspettare fino al 2014 per ritrovarli sul mercato con un nuovo album.
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