Tornano i
Seventh Wonder, ossia uno dei nomi più promettenti delle nuove leve prog-metal. Questo nuovo lavoro, intitolato “
The Great Escape”, non fa che confermare l’eccelso stato di forma della band, che riesce a far coesistere un prog-metal essenzialmente
instruments-oriented con delle linee vocali convincenti, impreziosite dalla superba voce di
Tommy Karevik, un fenomeno dietro al microfono. Non un calo di tensione nei sette brani che compongono questo nuovo capitolo della storia dei Seventh Wonder: l’opener “
Wiseman” e “
Alley Cat”, scelta come primo singolo, sono l’emblema del prog-metal melodico ma muscoloso, proposto dagli svedesi. Il giusto spazio è lasciato al virtuoso
Johan Liefvendahl per esprimere tutte le sue doti alla sei corde, ma vi assicuro che il lavoro non ne risente minimamente, restando ben equilibrato e piacevole. Come ogni buon album prog-metal che si rispetti, le composizioni sono longeve, ossia permettono svariati ascolti, riuscendo a rivelare ad ognuno di essi un nuovo livello strumentale, o di arrangiamento, senza risultare monotone, ripetitive o simili tra di loro.
È ovvio che la maggior parte delle parole di questa recensione devono essere spese per la title track, “mattone” di 30 e passa minuti: se riuscite ad affrontare una sorta di mini-cd dentro il cd, potrete infatti godere di un piccolo capolavoro in musica, che parte in punta di chitarra acustica, per poi riuscire ad arrivare a toccare diversi generi: dal prog-metal propriamente detto, all’AOR della meravigliosa intro (e che voce, lasciatemi ripetere, che voce questo Tommy!). L’immensa capacità agli strumenti dei 5 viene in soccorso di un background che li avvicina ai Symphony X più melodici, ai Dream Theater nel gusto per l’autocitazione all’interno del brano, ma che riesce tuttavia a conservare intatta una identità che è propria solo di quelle bands che ormai hanno le spalle larghe, e non hanno bisogno di questo o quel paragone per essere semplicemente se stesse. Meno pesanti ed aggressivi dei due nomi precedentementi citati, i nostri preferiscono affondare di fioretto, che colpire di mazza, ed il risultato è molto piacevole per le orecchie, riuscendo a non stancare affatto per i 67 minuti di lunghezza di questo “The Great Escape”.
Nuova promozione a pieni voti per i Seventh Wonder: l’album sarà non immediatissimo all’ascolto, il genere sarà di nicchia, ma vi assicuro che far parte di cotanta nicchia non è che un vanto, per una band giovane e dalle belle speranze. Well done.
P.S. Ah, giusto per informazione: il batterista Johnny Sandin ha appena annunciato di aver lasciato la band per motivi personali, ed i Seventh Wonder sono alla ricerca di un batterista.... Forza, che state aspettando???