Il quinto ed ultimo capitolo sotto il monicker “
Consortium Project” ci presenta uno
Ian Parry come sempre in forma. Stavolta, il roster degli ospiti si è un po’ prosciugato, presentando comunque “teste di serie” come
Casey Grillo (Kamelot) alla batteria,
Kristoffer Gildenlow (ex Pain of Salvation) al basso, e tanti altri artisti che nella maggior parte dei casi ruotano intorno alla scena musicale olandese, dalla quale Ian è stato ormai adottato da anni.
Musicalmente, “
Species” è forse il capitolo più muscoloso della discografia, presentando strutture più potenti, seppur velate di scuro, tanto da portare la label ad etichettare questo cd come ‘
gothic’, definizione che secondo me non calza molto bene. Più che altro parlerei di un heavy, a volte power metal moderno e robusto, che comunque concede ampio spazio alla magica voce di Ian e dei suoi comprimari, bravi in più d’una occasione a creare l’atmosfera da soli, grazie soprattutto agli intrecci delle guest vocalists femminili.
E così, mentre la storia si conclude con tanto di invasione aliena e lotta all’ultimo respiro per la sopravvivenza, il tutto ci viene narrato con poco spazio per prendere una boccata d’aria, e molto metallo forgiato con classe ed esperienza. Non vi nascondo, tuttavia, che le linee vocali e le strutture delle varie songs non mi abbiano affatto sorpreso od entusiasmato, cosa che, a dire il vero, mi era già successa con ogni capitolo del Consorzio, che secondo me aveva la pecca di essere un progetto troppo variegato ed eterogeneo, per risultare solido e ben costruito. Ciò non toglie che, soprattutto per gli amanti dei precedenti 4 albums, “Species” sia la degna conclusione di una saga appassionante, che si sviluppa ormai da 12 anni.
Credo, in conclusione, di poter affermare che anche “Species” si incastona perfettamente nella discografia del Consortium Project, una fucina di idee e musica di grande valore, ma che secondo me ha un po’ sprecato la mole di talento che si è ritrovata tra le mani nel corso degli anni.
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