Con questo album l'ex Timbuk 3 Pat MacDonald ha voluto fare una sorta di omaggio ad una delle formazioni più importanti e influenti dell'ultimo ventennio, vale a dire i mitici Depeche Mode, che in anni recenti sono stati oggetto di grande interesse per moltissime categorie di ascoltatori, passando così dallo status di band di culto della scena synth-pop inglese a quello di gruppo dal successo planetario. Personalmente li ho sempre apprezzati tantissimo, la loro musica ha veramente qualcosa di speciale e credo che nessuno possa mettere in dubbio il talento di Martin Gore come songwriter, né quello di Dave Gahan come performer e frontman. Trovo quindi piuttosto curioso che Pat MacDonald abbia voluto confrontarsi con tali "mostri sacri" della scena musicale, riproponendone le canzoni in versione acustica: niente più suoni sintetici ma solamente la voce e la chitarra dello stesso Pat, accompagnate talvolta dalle percussioni e dal basso ma anche da strumenti come il piano, l'armonica e il violino. Il risultato è inizialmente un po' spiazzante, infatti chi conosce abbastanza bene i brani dei DM non può che rimanere sorpreso ascoltando queste nuove interpretazioni. In realtà man mano che i minuti passano si fa una certa abitudine al tipo di suoni presenti nel cd, tanto che certi pezzi risultano anche molto piacevoli. Tra le dodici tracce incluse ce ne sono alcune che a mio parere sono particolarmente ben riuscite, e mi riferisco ad esempio a "Master and servant", "A question of time", "Enjoy the silence" e "I feel you", che sono forse quelle con le quali PM si è più avvicinato allo spirito e al mood che contraddistingueva le versioni originali. Un po' più sottotono mi sono invece sembrate "Stripped", "Strangelove" e "Fly on the windscreen", anche se comunque non si può parlare di episodi completamente negativi, bensì di brani meno convincenti rispetto a quelli appena citati. C'è poi una piccola curiosità che riguarda la settima traccia del cd, vale a dire la celebre "Personal Jesus", che include nella parte finale un piccolo estratto da "Head like a hole" dei Nine Inch Nails, il quale va a fondersi alla perfezione con il resto del brano. Per essere onesti non ho mai avuto una grande passione per le cover, ad ogni modo devo dire che quest'album è in generale abbastanza apprezzabile e probabilmente susciterà un certo interesse tra i fan più sfegatati dei Depeche, che magari lo considereranno come una sorta di "chicca" da collezione...
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