Sono un po’ amareggiato… quando mesi fa ho saputo del ritorno di Mantas, Tony Dolan e Antton, speravo riuscissero a riportare in auge un certo tipo di sonorità e un certo modo di intendere il metal estremo. Invece, dopo il deludente antipasto dell’EP “Creatures of the night”, di cui potete leggere le mie (non entusiasmanti) impressioni
qui, il trio torna con il primo full length a nome
Mprie Of Evil, e devo dire che le cose non migliorano più di tanto, soprattutto tenendo presente le dichiarazioni abbastanza forti che Mantas mi rilasciò in fase di
intervista… Per chiarire subito qualche dubbio, posso dirvi che il richiamo al chiaro stile Venom è abbastanza forte, sia dal punto di vista compositivo che dal punto di vista della produzione, ma questo era abbastanza prevedibile, visto che stiamo pur sempre parlando di Mantas, l’ideatore di quel sound, anche se il palestrato chitarrista non ha resistito alla tentazione di inserire, qua e là, qualche richiamo più thrash e soprattutto più al passo coi tempi. Quello che non mi ha convinto appieno sono proprio le idee. Salvo qualche barlume che ogni tanto salta fuori, tendenzialmente di tratta di un disco abbastanza scialbo, che tira avanti un po’ a fatica e soprattutto non ti lascia inchiodato alla sedia, né per violenza, né per particolarità dei riff o delle soluzioni armoniche in generale, e, come se non bastasse, spesso e volentieri porta alle orecchie soluzioni già sentite, che sfiorano quasi il plagio. Nonostante gli sforzi manca quel ritornello ruffiano che fa la differenza, quel riff geniale che ti fa ricordare che stiamo parlando di uno dei pionieri della musica estrema, e alla fine si ha la sensazione che i nostri si siano limitati a svolgere il compitino col minimo sforzo, giusto per poter tornare sulla scena e calcare i palchi per un altro po’ di anni in attesa della pensione. Da personaggi del genere era lecito aspettarsi decisamente qualcosina in più, e calcolando inoltre che tutto sommato “Fallen angel” dei Venom non è stato tutto sto capolavoro, gli Mpire Of Evil hanno in pratica sprecato un’occasione per averla vinta su Cronos. Il risultato resta decisamente in parità, anche se la partita non ha certo brillato per contenuti… E dire che il disco all’inizio m’aveva quasi convinto, con la furia di “Hellspawn” e “Walking up dead”, salvo poi perdersi per strada con una serie di filler, decisamente non all’altezza delle prime tracce, che vanno a scalfire anche il valore di un altro paio di brani validi, come la motorheadiana “Snake pit” o “Shockwave”, dal chiaro imprinting Venom. Che dire… una mezza delusione, che penso desterà qualche attenzione sicuramente per i nomi coinvolti (peraltro, Antton subito dopo la registrazione del disco ha lasciato la band…) piuttosto che per il reale valore dei brani… peccato…
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