Arriva dopo un primo album realizzato con delle collaborazioni importanti questo Icarus che spicca il volo dall’Australia nel 2010 e ci mette più di due anni per raggiungere l’Europa… ma ne è valsa la pena!
Jac Dalton con la sua band, composta da sette elementi a cui si aggiungono quattro chitarristi aggiuntivi, mette su un album veramente superbo, del buon rock melodico old school, di quello che non stanca mai, in cui fanno capolino un bel tocco country e alcune sfumature dell’indie australiano di cui il nostro Dalton si è fatto paladino.
Un sound possente e sfrontato, realizzato egregiamente ci accompagna per tutta la durata del disco senza inciampare in picchi bassi anzi semmai troviamo degli alti capaci di emergere un po’ di più in un contesto davvero irriducibile.
L’eccentrico Jac Dalton può contare su una voce calda ed emozionante ma quando vuole vigorosa e pungente e senza dubbio costantemente incisiva, non a caso è stato paragonato al David Coverdale delle prime realizzazioni, forse è troppo ma le sua capacità vocali non sono da sottovalutare; chitarristi promossi a pieni voti anche loro sia per la ritmica che per bei riff semplici ma di sicuro successo e notevole anche l’esecuzione degli assolo spesso suonati sotto il cantato a cui non rubano la scena sottolineandone anzi la caparbietà, tra tutti Graham Greene uno dei migliori chitarristi della scena australiana. Batteria e basso anch’essi protagonisti, testiere poco in primo piano (peccato) e backing vocals forse superflue completano il quadretto.
“Armed and Dangerous” proprio come questo Icarus, insieme “Suck Bang Blow” (scritta insieme a Rob Riley dei Rose Tattoo come dedica a un locale in South Carolina) i punti di maggior forza dell’album e bella anche “Back in Black” cover degli AC/DC in stile country, a dirla tutta mi è piaciuta anche più dell’originale. A “For Your Love”, lenta e romantica, il compito di sciogliere anche i rockers più duri.
Una nota di merito anche per la produzione: sembra quasi la registrazione di un live è da all’album quel non so che in più che lo avvicina maggiormente all’ascoltatore.

Nulla di nuovo sotto il sole, ma se fossero tutte così ben vengano le nuove vecchie proposte!