Thaclthi è un misterioso progetto italiano, tre tizi che provengono da
Volterra, capitale dell’Etruria. Altro non è dato sapere, se non che il moniker significa “
in silenzio” nell’antica lingua etrusca ed è tratto dal
Liber Linteus Zagrabiensis, un antico testo in lingua etrusca.
Il mistero che avvolge la band mi riporta alla mente i funeral doomsters russi
Ea, anche se essi citano, a ragione, tra i loro ispiratori gli
Unholy e i
Disembowelment.
Funeral doom. E veniamo al dunque.
Il funeral doom è solo uno degli ingredienti di quella vera alchimia che è questo “
…Erat Ante Oculos”, al quale bisogna aggiungere black metal, death metal, harsh noise, drone, sludge, dark ambient, musica rituale, e Dio solo sa cos’altro.
Il disco si apre con “
Hinthial”, dark ambient ritualistico e ossessivo sul quale il singer declama, sussurrando, antiche e oscure litanie in una lingua morta e sconosciuta a chiunque.
La successiva “
E Tu Vivrai Nel Terrore! L’Aldiquà”, nel citare il film di
Lucio Fulci, si apre con un disumano, spietato e feroce assalto, nel quale chitarre e drumming creano un’apocalisse sonora sulla quale la singer (a quanto pare è proprio una donna) strazia le proprie corde vocali, dando vita ad un’orgia di suoni e rumori distorti in costante deragliamento.
A dispetto della lunghezza del pezzo, che si aggira sui 15 minuti, il sound non è lento, ma denso, veloce, anche grazie ad drumming tentacolare, monolitico, schizofrenico, assolutamente fuori controllo. Un pezzo letteralmente mostruoso, come se gli
Unsane facessero cover dei
Disembowelment, e poi le facessero mixare a
Nortt.
La successiva “
Ixaxaar” sposta l’asticella ancor più in alto, 22 minuti di puro delirio sonoro, di derive fragorose verso il rumore bianco creato dal connubio delle chitarre distorte e della produzione ruvida, grezza come cartavetro. Ancora una volta il batterista sale sugli scudi, suonando dei tempi disumani e assolutamente non convenzionali. Il pezzo è sottoposto ad una lenta e costante corrosione, è possibile avvertire lo sfibrarsi del suono, il suo sbriciolarsi. È musica malata, disturbata e disturbante, che a circa metà della sua durata vede un rallentamento con l’irrompere di musica rituale e atmosferica, un po’ come fanno i
Nile, prima del lento risalire, fino al cardiopalmico finale, dove l’intensità raggiunge picchi di marciume sonoro che portano dalle parti degli
Ævangelist, seppur non con la stessa monolitica compattezza, ma con una ferocia che fa impallidire il più deviato dei gruppi grindcore. Capolavoro assoluto.
La conclusiva “
The Trip Was Ingra Green” è una cover dei finlandesi
Unholy, che si apre con musica d’organo, e personalizzata secondo lo stile dei
Thaclthi.
Mi rendo conto che la mole dei generi e delle bands citate potrebbe confondere quelli di voi meno avvezzi a certe sonorità. Avrei potuto ancora citare
The Nihilistic Front,
Wormphlegm,
Sunn))0,
Satanismo Calibro 9,
Khanate, ect.
La soluzione è una sola, immergersi nella musica dei
Thaclthi lasciarsi annientare, fisicamente, e annichilire, spiritualmente, fino a che di voi non resterà null’altro che il nulla assoluto.