Tre album in tre anni: da quando sono tornati in carreggiata, gli
Autopsy di Chris Reifert non sono certo stati con le mani in mano ed hanno mostrato un'attività discografica quantitativamente invidiabile. Personalmente però, eccezione fatta per lo splendido EP "The Tomb Within", la qualità degli ultimi lavori della storica band death metal ("Macabre Eternal" e "The Headless Ritual") mi aveva lasciato parecchio con l'amaro in bocca e mi ha fatto pensare che dietro a questa inusitata smania di immettere così spesso sul mercato nuovi album fosse dettata più dall'ammucchiarsi delle bollette in casa Reifert che da un'effettiva vena creativa nuovamente florida. Con questo nuovo
"Tourniquets, Hacksaws And Graves" devo però ammettere che le cose sono diverse: sempre fedeli a loro stessi ed al loro sound, gli Autopsy hanno confezionato un album che, senza scomodare "Severed Survival" o "Mental Funeral", mostra finalmente un songwriting ritrovato ed efficace, in quale i topos della band sono immediatamente riconoscibili: riff rozzi dal suono volutamente malato, il vocione lercio del pelatone Chris Reifert che dietro la batteria lascia volentieri raffinatezza e ricercatezza in cantina, gli immancabili rallentamenti con i morbosi intrecci delle chitarre ed una produzione adeguatissima alle perversioni sonore degli Autopsy. "Savagery", "King Of Flesh Ripped", la titletrack, "All Shall Bleed", "Parasytic Eye" suonano ispirate, fresche come una zaffata di cadavere in decomposizione in piena faccia. Ora non ci resta che pregare Satana affinchè questa oscena creatura si metta on the road e possibilmente tocchi anche l'Italia. Perchè il culto non è sufficiente celebrarlo, bisogna anche praticarlo.
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