Copertina 6

Info

Anno di uscita:2017
Durata:43 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FEARLESS SKY
  2. GODS OF ANCIENT
  3. FROM THE GALLOWS
  4. THE LONGEST WINTER
  5. MEDUSA
  6. NO PASSAGE FOR THE DEAD
  7. BLOOD & CHAOS
  8. UNTIL THE GRAVE

Line up

  • Stephen Edmondson; bass
  • Gregor Mackintosh: lead guitars, keyboards
  • Aaron Aedy: guitars
  • Nick Holmes: vocals
  • Waltteri Väyrynen: drums

Voto medio utenti

Parlare di un'istituzione del metal come i Paradise Lost è sempre difficile, un po' perchè hanno cambiato talmente tante volte stile e direzione musicale che si rischia per passare per insoddisfatti cronici o dinosauri musicali (ricordo ancora le grasse risate del settore di fronte ai flop totali di "Host" o "One Second", che invece vivono oggi un periodo di enorme revanscismo), un po' perchè

In realtà, almeno per il sottoscritto, la band di Nick Holmes ha vissuto nuovamente un periodo realmente straordinario, iniziato con "In Requiem" del 2007 e concluso - in gloria - con "Tragic Idol" del 2012, intermezzato dallo stratosferico "Faith Divides Us Death Unites Us", che a conti fatti dopo il periodo buio o appena passabile di inizio 2000 si candida come uno dei loro lavori migliori insieme a quelli di inizio carriera.

Già "The Plague Within" del 2015, pur senza sfigurare troppo, non riusciva più a tenere il passo dei suoi predecessori: fisiologico, certo, ma anche portatore di qualche novità che ha incrinato qualcosa, sebbene in linea teorica mi dovesse essere oltremodo gradita.

Il ritorno ad un sound più pesante ed oscuro, sulla scia del death doom degli esordi, con un uso assai più intenso del growl da parte di Holmes TEORICAMENTE era una combo letale nei sogni del Graz, ma che in pratica ha avvilito il sound di una band che aveva trovato l'alchimia perfetta: non che sia un disco brutto, per carità, ma è andata persa quell'aura epico malinconica dei lavori precedenti e, con buona pace di chi la pensa diversamente, il growl del buon Nick non mi convince più di tanto.
Da studio perlomeno, chissà che sia un espediente per allungare la longevità della sua ugola, messa realmente a dura prova nelle clean vocals dal vivo...

In realtà questo nuovo "Medusa" accentua le novità presentate nel 2015, ispessendo ulteriormente il sound, aumentando esponezialmente il growl che diventa a tutti gli effetti il protagonista unico del disco in questione, che presenta altre interessanti novità.
Dopo ben 7 anni di militanza esce Adrian Erlandsson ed entra il fenomeno 22enne finlandese Wallteri Väyrynen, fra gli altri già con la band cugina Vallenfyre e Moonsorrow, fenomeno sulla fiducia dato che i brani qui presenti gli impediscono di sfoggiare chissà quale abilità, e soprattutto dopo 10 anni i Paradise Lost lasciano la label che li ha universalmente rilanciati, la Century Media, in luogo della rivale Nuclear Blast, bello schiaffo morale.

Ne risulta un disco che sinceramente mi ha nuovamente lasciato freddino, se possibile ancor più di "The Plague Within".
Al netto di tanto manierismo ed un'ovvia classe di fondo, "Medusa" non esalta nei momenti positivi e mostra anche il fianco con un paio di brani davvero sottotono, di cui peraltro uno scelto anche per il video "The Longest Winter".

Capitolo growl: sarà una cosa personale, ma OGGI Holmes non offre davvero il meglio di se' quando vuole tornare estremo; certo questi brani non lo aiutano ma vi basta invocare l'aiuto di San Youtube: pausate un secondo un brano qualsiasi di questo "Medusa", mettete una "Mortals Watch the Day" a caso ed il paragone non è propriamente benevolo.
Ma, che sia chiaro, una "No Passage for the Dead" o "Blood and Chaos" non diverrebbero certo memorabili seppure con il miglior growler del mondo.

I brani che non ho citato hanno il loro perchè e sono anche godibili ma sono tutti piuttosto privi di mordente, quasi forzatamente doom, a volte sfiorano la noia e sembrano costruiti per essere anzichè essere costruiti.

Quasi che fosse un disco dei Vallenfyre insomma...e con tutto il bene per il buon Gregor, tra questi ed i Paradise Lost di categorie di differenza ce ne sono parecchie: a conti fatti, dall'omonimo in poi del 2005 probabilmente il disco meno riuscito della band di Halifax che in ogni caso rimane sulla sufficienza grazie al savoir faire dei nostri e di qualche brano decisamente positivo, come la conclusiva "Until the Grave":

Resta da vedere quali saranno i prossimi passi dei Paradise Lost; o magari saranno ben saldi nelle loro posizioni, dato che "Medusa" sta ricevendo lodi sperticate in ogni dove...

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
Una mezza delusione

Purtroppo è un disco che si staglia di poco sopra la sufficienza. Lo stile è in linea con quello dell'album precedente ma i difettucci che già "the plague within" aveva, qui, si acuiscono. in più i brani, con le dovute eccezioni, non spiccano più di tanto. Il mestiere qui viene decisamente in aiuto dei nostri: la capacità di songwriting riesce in qualche modo ad attenuare un'ispirazione non al massimo.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 nov 2017 alle 19:42

purtroppo concordo abbastanza col graz. ho una sola perplessità: graz, ai tempi dello scorso album dicevi che il growl di holmes tuttosommato ti convinceva. o sbaglio?

Inserito il 08 set 2017 alle 12:14

premetto che non ho ascoltato il disco, però è un pò difficile che un gruppo che suona da così tanti anni mantenga la stessa freschezza e carica compositiva/esecutiva Piuttosto bisogna accettare il fatto che il suono può cambiare, evolversi o peggiorare ma difficilmente rimane immutato ( quante band possono vantare tale coerenza? Motorhead, Iron Maiden, Black Sabbath, Ac Dc ? ... ) A me ad esempio piaceva One Second dei PL , disco lontano anni luce dalle radici death-gotic degli inizi ma con un suono che mixava metal con elettronica ( una sorta di Depeche Mode metal ) che aveva il suo perchè se poi altri gridano al miracolo, probabilmente esagerano oppure sono pagati dalle label per dirlo! e comunque, come dice Mephys, "de gustibus" ..

Inserito il 08 set 2017 alle 11:18

non so che dire Graz, io sono per il "de gustibus" più assoluto e quindi non posso dire se un album oggettivamente merita o no! in giro si legge: non sbagliano un colpo, fanno solo capolavori...si comprano a scatola chiusa...Holmes migliora sempre più...il suo growl è fantastico...non capisco quei due commenti negativi...bla bla.. sembrano più dei fanboys a prescindere che degli ascoltatori di musica... poi probabilmente il "problema" è mio e del mio anticonformismo...

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