Mettiamo subito in chiaro le cose…
gli
Angra sono una band che non scende a compromessi e propone un Power Metal che definire Power è ampiamente riduttivo, il loro sound è un concentrato di tecnica, melodia, riff di estrazione cosmica, ritmi elevati, refrain coinvolgenti e soprattutto una matrice prog ormai consolidata, che si palesa praticamente in ogni canzone.
Bando alle ciance, è arrivato il momento di parlare di
“ØMNI”, album numero nove per il combo Brasiliano, che non è distante da ciò che i gli
Angra ci avevano fatto sentire coi precedenti lavori ,ma in modo più marcato Secret Garden, primo album che ha visto esordire alla voce il nostro Fabio Lione.
Le melodie
“rilassanti” di questo album vi accompagneranno per undici intensi episodi in un saliscendi di emozioni passando per brani più diretti di stampo tipicamente power, a brani decisamente più
prog oriented.
Il viaggio ha inizio con l’opener
“Light Of Transcendence” forse il brano più rappresentativo dell’intero lavoro, e fin dalle prime note ci rendiamo conto che siamo di fronte ad un brano immediato, dotato di un ottimo refrain, la cosa che salta subito all’orecchio dell’ascoltatore è la semplicità con cui
Lione interpreta questo brano, in cui non mancano influenze barocche nel refrain.
La successiva
“Travelers Of Time”, pur proseguendo sulla falsa riga della precedente, è meno immediata, convincendo più che altro durante la fase bridge/ritornello, pezzo dotato comunque di un work guitar decisamente importante.
La gradevole
“Black Widow’s Web” si presenta soft per poi accelerare e perdersi in alcuni momenti growl.
Work guitar (assolo compreso), ancora una volta da togliere il fiato, e un breve refrain che ben si mixa all’interno di uno dei brani più riusciti dell’intero album!
Il finale cadenzato prima dell’ultimo refrain è semplicemente fantastico, un piacere da ascoltare!
“Insania”, canzone che parte bene, e prosegue anche meglio! ritmo accattivante decisamente più easy, bel refrain di quelli che ascolti una volta e rimane stampato nella testa per parecchio tempo.
Si tratta di un brano in stile/rock, che per certi aspetti strizza l’occhio anni ’80, i sontuosi cori nel finale sono da pelle d’oca!, e ancora una volta dobbiamo sottolineare l’ottimo work guitar.
Ed ecco che puntuale arriva anche il momento della ballad
“The Bottom Of My Soul” pezzo romantico, delicato, armonioso, davvero degno dei brani che abbiamo ascoltato fino a questo momento.
“War Horns” è un pezzo compatto potente in cui emerge in maniera significativa il lato più
prog oriented della band, che nel finale vedrà subentrare le due chitarre per duellare fra loro, ma mai in maniera invadente.
Da questo momento in poi come vedremo l’album volterà decisamente pagina.
“Caveman”.
No questo è probabilmente l’unico vero passo falso dell’intero lotto, in cui troviamo ritmi tribali troppo evidenti, con un coro iniziale che sembra essere un corpo estraneo non solo nel brano in questione, ma nell’intero album.
Per carità la bravura e la tecnica dei musicisti è palese anche in
“Caveman”, ma il pezzo di per se non convince.
Niente paura la successiva
“Magic Mirror” è l’ennesimo brano che lascia il segno, ancora prog con inserti pianistici nel finale, azzarderei a dire che si tratta un brano in cui si trovano parecchi punti in comune coi
Dream Theater, il modo di cantare di
Fabio Lione inoltre riesce a trasmettere una “serenità” capace di rendere questo album minuto dopo minuto, sempre più coinvolgente!
La dolcissima
“Always More” è un brano
introspettivo (come tutta la seconda parte dell’album) lenta, soave rilassante, altro brano che fa centro al primo ascolto.
Siamo giunti nel finale,
“Ømni – Silence Inside”, intro di due minuti interamente strumentale, praticamente una canzone all’interno di una canzone, episodio molto tecnico, ed anche il più lungo coi sui otto e passa minuti di durata, da ascoltare in religioso silenzio.
Spetta alla splendida
“Ømni – Infinite Nothing”, chiudere questo importante lavoro, siamo al cospetto di un pezzo strumentale dai toni trionfalistici degno di una colonna sonora da film o musica da sala che dir si voglia capace di trasportare l’ascoltatore in un ambiente magico.
Nel complesso l’album merita il
sette pieno, probabilmente anzi certamente non fa parte di quella categoria di lavori che lasciano il segno al primo ascolto, è un album da sentire e capire, sicuramente verrà apprezzato anche perché il lavoro che c’è sotto è notevole, traspare in ogni nota, ogni accordo e ovviamente nella ricercatezza dei testi.
Si tratta di un
concept album, che si sviluppa sulla base di brevi racconti di fantascienza che avvengono contemporaneamente in vari luoghi nel tempo, ma l’idea finale è che nell’anno 2046 un sistema di intelligenza artificiale cambierà la percezione e la cognizione umana.
Il concept va ad integrare le tematiche già sviluppate in “Holy Land“, “Rebirth” e “Temple Of Shadows”
L’artwork è un disegno dell’artista
Daniel Martin Diaz, rivisitato per l’occasione dal designer
Gustavo Sazes.
“ØMNI” esce per la
earMUSIC, l’album è stato registrato in Svezia, e prodotto ancora una volta da
Jens Bogren, che già aveva collaborato su “Secret Garden”.
Se vi aspettate un album power andate oltre, nonostante il genere proposto dagli
Angra sia
borderline fra power e prog la propensione è rivolta maggiormente verso quest’ultimo.
Un lavoro importante, rivolto a tutti i coloro che cercano della
Buona musica da ascoltate in quelle fasi in cui si ha voglia di rilassarsi con qualcosa di stilisticamente squisito.