“Descending Into A Deeper Darkness” è il secondo full-length della black metal band tedesca
Naxen, rilasciato a distanza di circa due anni da
“Towards the Tomb of Times”, nuovamente sotto l’egida della
Vendetta Records.
Il secondo lavoro dei tedeschi non è un concept album nel senso comune del termine, tuttavia per ciascuna delle quattro canzoni che lo compongono
LN ha cercato di sviluppare e concettualizzare svariate idee, distinte e separate tra loro, che nonostante ciò trovano una loro coesione dialettica - proponendo quella che in filosofia definiamo “sintesi della disgiunzione” -, andando così a configurare un quadro concettuale di insieme armonico e coeso. Risultato ottenuto strutturando i brani in modo tale che ognuno riprenda alcuni elementi dall’altro.
I
Naxen hanno un’impronta esistenzialista che vede la nascita come il trauma fondamentale dell’esistenza umana. Argomento molto dibattuto sia in filosofia che in psicoanalisi, e a cui i tre blacksters danno risposta con l’inevitabilità di una condizione di terrore che permea tutta l'arco della vita umana. Visuale esistenziale da cui non si può che trarre la conclusione apodittica dell’inutilità della carne. E dal loro punto di vista tutto fila, non contemplando possibilità alcuna di superare il trauma primario (la nascita e l'emergenza dalla natura, tramite il graduale processo di individuazione che da lì si mette in moto).
Tutto questo si ripercuote sul fronte musicale culminando nel tratteggiare in qualche modo uno spettro depressivo che ha portato molti critici ad accostare i
Naxen ai
Mgła.
In effetti vi sono varie somiglianze, sia per l’attitudine Progressive dai tratti marcatamente Heavy, che per talune orchestrazioni dei brani; ma a mio giudizio i tedeschi sono meno oscuri della formazione polacca…
In ogni caso se volessimo ad ogni costo fare l’accostamento dobbiamo metterli in relazione con i
Mgła di
“Age of Excuse” (2019).
A mio parere, oltre all’influsso dei superbi Mgła, vi è un certo tipo di icelandic black metal più atmosferico, che si sta sviluppando negli ultimi anni, il quale guarda nella direzione di
Sinmara,
Almyrkvi e verso qualcosa degli
Árstíðir Lífsins – in particolar modo per la produzione levigata e cristallina, oltreché per il rifferama progressivo – pur senza sprofondare nell’eccesso di momenti ambient che caratterizza gli ultimi menzionati. Poiché questo è un disco che ha sì una dimensione atmosferica, bensì composta da musica suonata con strumenti classici a flusso continuo, e non da synth e tastiere.
Troviamo incisi 42 minuti di progressioni musicali che si snodano tra parti evocative, dove comunque sono le trame di chitarra dal forte accento Heavy/ Prog a farne da padrone, e classiche sfuriate Black sapientemente dosate con momenti cadenzati e ripartenze.
In
“Descending Into A Deeper Darkness” vi è una desolazione solenne, ereditata dalla tradizione norvegese, che scorre fluida e inarrestabile…Sfiora le corde depressive, incontra le terre islandesi e si unisce con la Cascadia … Ricongiungendosi infine con i capostipiti del metal.
I
Naxen instaurano un’alchimia realmente degna di nota, che mi auspico si riveli foriera di grandi cose per il futuro.
Non sulle stesse vette di eccellenza dei Mgła, ma indubbiamente protesi verso l’alto.
P.S. Recuperate il precedente e più depressive
“Towards the Tomb of Times”.
Recensione a cura di
DiX88
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