"A Gate Through The Past", album debut dei
Holy Knights presentato al pubblico dalla casa discografica Underground Symphony, è un album che non può sfuggire all'etichettatura di power sinfonico: ne ha tutte le caratteristiche, dai testi epici incentrati sulla figura del cavaliere, alla musica power con forti orchestrazioni. Molto vicini come concepire musica ai Rapsody, ma altrettanto vicini, per lo meno in alcuni brani, ai meno famosi Skylark sia per l'atmosfera barocca sia per qualche passaggio della voce. Voce pulita, forse un po' limitata negli acuti, ma che sa essere graffiante nei momenti giusti, è uno dei punti di maggior pregio, insieme ad una produzione brillante, di questo disco. Dopo una breve intro si incontra uno dei pezzi migliori "Sir Percival": un inizio con vocalizzo femminile introduce una cavalcata caratterizzata da una ritmica intrigante e mai noiosa (e decisamente heavy) che ben lega con le orchestrazioni. Il pezzo successivo "Lord Of Nightmares" non colpisce con meno intensità, più veloce del precedente, ma rallentato in alcuni passaggi successivi, esaltato dai cori epici. Non mi impressiona di tanto invece la title track, un brano che definirei leggero, troppo leggero, almeno per i miei gusti. Non poteva mancare il pezzo lento "Love Against The Power Of Evil" e, anche se musicalmente non è nulla di particolare, una nota di merito và sicuramente al cantato passionale. Ritorna a risvegliare il mio interesse "Quest Of Heroes", brano diviso in due parti, ben articolato ed intenso per le emozioni che riesce a suscitare. E rimane ancora alto il livello sul brano successivo "The Promise", un pezzo dall'architettura complessa. Voci così e gruppi di questo genere si trovano in giro, eppure ho ascoltato davvero volentieri i pezzi presenti su questo "A Gate Through The Past".
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