Dieci anni. Tanti ne sono passati dall'ultimo album di inediti targato
Uriah Heep, "
Sonic Origami". Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, gli Heep hanno continuato a fare concerti, album e DVD live come se piovesse, alcuni memorabili ("
Acoustically Driven" e "
The Magician's Birthday Party", per esempio), altri sinceramente superflui. Ad un certo punto, quindi, i fans hanno iniziato a temere che il quintetto guidato dall'inossidabile chitarrista
Mick Box, unico membro fondatore sempre rimasto nel gruppo, stesse ormai esaurendo la propria vena creativa. A ciò si è purtroppo aggiunto, un anno e mezzo fa, il ritiro dalle scene del veterano batterista
Lee Kerslake, rimasto a fianco di Box e soci per ben 33 anni complessivi, dal 1972 al 1980 e dal 1982 al 2007. Insomma, si è temuto il peggio.
Invece, il miracolo è avvenuto. Il "dormiente" si è svegliato, come recita il titolo di questo monumentale album: gli Uriah Heep sono tornati e sono felice di annunciarvi che sono in forma più che smagliante.
Diciamolo subito, "
Wake The Sleeper" è forse il miglior disco degli Heep, insieme al grandioso "
Sea Of Light" (1995), dai tempi ormai remoti di "
Firefly" (1977).
Appena messo il dischetto nel vostro lettore, la maggior parte di voi non crederà alle proprie orecchie nell'ascoltare l'assalto frontale della title track: doppia cassa (!), wah-wah, Hammond e le classiche, leggendarie armonie vocali che da sempre costituiscono il marchio di fabbrica della band. Tutto terribilmente vintage, eppure con un sound terribilmente moderno, per un brano quasi interamente strumentale che colpisce, non fa prigionieri e porta dritti alla prima vera canzone, "
Overload". E qui, se qualcuno avesse ancora nutrito dei dubbi sullo stato di salute dei cinque inglesi, si ha invece la certezza che le cose vanno alla grande: un hard rock settantiano solido, coinvolgente e ritmato, in cui
Bernie Shaw dimostra di avere ancora delle splendide corde vocali. Ottime le parti centrale e finale, con dei più che graditi botta e risposta fra tastiere e chitarra, proprio come ai vecchi tempi. "
Tears Of The World" riporta agli Uriah Heep più recenti, quelli degli ultimi due / tre album per intenderci, con un brano regale, melodico, elegante ma sempre condito da una grande energia di fondo.
Proseguendo con l'ascolto, si incontra "
Light Of A Thousand Stars", altro ottimo mid tempo che, nelle melodie e nella ritmica, ricorda nientemeno che "
Sweet Lorraine" del 1972, mentre "
Heavens Rain" è più cadenzata, con un groove notevole e diversi passaggi atmosferici. La rocciosa "
Book Of Lies" fa da ponte per arrivare a "
What Kind Of God", uno dei migliori brani del disco, che parte lenta e solenne, con l'organo di
Phil Lanzon sugli scudi, per poi crescere di intensità nel finale. Episodio bellissimo, niente da dire se non che è l'ennesima prova del fatto che il team compositivo Box / Lanzon funziona a meraviglia.
Ancora doppia cassa in "
Ghost Of The Ocean", canzone reminescente dei migliori Uriah Heep di metà anni '70, grazie all'andamento vigoroso, all'organo sincopato e ai cori, sempre perfetti ed eseguiti con splendida maestria.
Segue "
Angel Walk With You", dall'intro sognante e pieno di pathos, che nel giro di un minuto sfocia in un mid tempo granitico e sempre ben bilanciato dalla giusta dose di melodia. Shaw decisamente in piena forma e ottimo l'assolo di organo a metà brano.
Dannatamente seventies l'atmosfera di "
Shadow", dominata da un riff che sembra provenire dalle session di un "
Demons And Wizards" o da uno "
Sweet Freedom" e completato dal solito, efficacissimo refrain.
Chiude "
War Child", maestosa, in avvio, nel cantato e nel tappeto di tastiere e chitarra, massiccia nelle strofe grazie a un bel riff stoppato ed esaltante nel ritornello. Un pezzo che sembra fatto apposta per far cantare il pubblico nei concerti e che conclude nel migliore dei modi un album che tutti i fans degli Uriah Heep stavano aspettando da molto tempo.
Quello che rimane dopo aver ascoltato "
Wake The Sleeper" è un'impressione positivissima, è la certezza che questa band ha ancora molto da dire nonostante i quasi 40 anni di carriera. La cosa che più stupisce è la freschezza, il vigore e l'energia che queste 11 canzoni sono in grado di sprigionare. Si ha quasi la sensazione di ascoltare una band di 30enni, esperti sì, ma ancora giovani e spensierati, quando invece i signori che suonano su questo cd hanno tutti, escluso il 42enne Gilbrook, oltrepassato abbondantemente i 50 anni. Molti giovani gruppi di oggi, per quanto tecnicamente preparati, non arrivano neanche lontanamente a sfiorare la compattezza, l'eleganza e l'impatto che gli Uriah Heep di oggi sono capaci di offrire, e questo dovrebbe far riflettere le nuove generazioni.
Due parole sul nuovo arrivato,
Russell Gilbrook (un apprezzato istruttore di batteria che ha suonato con diversi grandi musicisti come Van Morrison e Tony Iommi): sostituire un musicista amato, rispettato e dallo stile inconfondibile come Lee Kerslake, non sarebbe stato un compito facile per nessuno, ma l'esperto Gilbrook ha svolto un ottimo lavoro, dando una ventata di rinnovata potenza e costituendo col bassista
Trevor Bolder una sezione ritmica solida e già affiatata.
Il resto della band è da anni una garanzia assoluto: Bernie Shaw è ancora un Cantante con la C maiuscola, mentre Phil Lanzon e Mick Box dimostrano di essere sempre dei compositori sopraffini e degli esecutori più che mai rispettabili.
Concludendo, se in passato avete apprezzato gli Uriah Heep, questo nuovo disco ve li farà amare ancora di più. È vero che i tempi d'oro, quelli di "
Demons And Wizards", di Ken Hensley e David Byron, non torneranno mai più, ma "
Wake The Sleeper" è l'album migliore che qualunque fan avrebbe mai potuto sperare di ascoltare dopo tanti anni di silenzio.
Il Dormiente è sveglio, vigile e pronto a conquistarvi di nuovo.
Svegliatevi anche voi e correte a comprare questo CD, saranno soldi ben spesi!