Keith Emerson, addio al "Jimi Hendrix delle tastiere"

Info

Pubblicato il:12/03/2016
Per descrivere quello che Keith Emerson ha rappresentato per il sottoscritto non basterebbe un libro. Ciò che si può dire di oggettivo è che il fondatore di una delle formazioni prog più importanti della storia ha definito i tratti del "tastierista rock" che fino al suo avvento non era mai esistito. Il suo ego smisurato lo ha portato per buona parte della sua carriera a fare a meno dei chitarristi perché "di troppo" in un sound dove, comunque, delle 6 corde si sentiva poco la mancanza.

L'attività professionale di Keith Emerson ha inizio a metà degli Anni Sessanta come tastierista della formazione T-Bones prima e come leader della band di supporto alla cantante P.P. Arnold dopo. Questo quartetto "su misura" prende il nome di The Nice e annovera tra le sue fila il bassista/cantante Lee Jackson, il (fu) batterista Brian Davison e (per pochissimo) il chitarrista David O'List. La band, dopo il successo del singolo "America" (riproposizione strumentale del celebre brano di Leonard Bernstein, qui eseguito in segno di protesta contro la guerra in Vietnam) acquisisce presto popolarità per i propri show all'insegna della più totale spettacolarità dove il tastierista in particolare è in grado di superare la staticità insita del proprio strumento suonando nei modi meno convenzionali (con la tastiera girata, in piedi sull'organo e chi più ne ha più ne metta). Lo stile di Emerson, ancora un po' acerbo, ha già tutte quelle influenze caratterizzanti che lo accompagneranno negli anni a venire come la musica classica (regolarmente citata), il jazz, il blues, e in alcuni frangenti, il rag-time. Tra i tanti aneddoti che ho letto di quegli anni ricordo qui solo quello della Royal Albert Hall dove un Emerson particolarmente su di giri da' fuoco alla bandiera americana, gesto che obbliga i The Nice a non mettere mai più piede su quel palco. Dopo la pubblicazione di "The Thoughts Of Emerlist Davjack" il chitarrista lascia, permettendo al "padre/padrone" Keith di sperimentare nei dischi successivi "Ars Longa Vita Brevis" (la cui lastra in copertina consentirà a Emerson di diagnosticare una frattura a una costola), "Nice" (disco per metà registrato in studio e per metà dal vivo) e "Five Bridges" (con l'orchestra come nel caso di "Ars Longa..." ). Il nostro tastierista avrebbe potuto fermarsi qui e, probabilmente, sarebbe arrivato tranquillamente alla pensione grazie a una band non eccelsa (e limitata) ma indubbiamente avviata.

Ma galeotto fu un concerto dei The Nice con i King Crimson (al Fillmore East mi pare), dove Emerson incrocia il "quasi-dimissionario" Greg Lake e viene valutata la possibilità di fare qualcosa insieme. Ecco allora che Keith mette la parola "fine" all'avventura, per lui conclusa, con i The Nice e inizia con il nuovo bassista/cantante le audizioni per un batterista. Dopo vari tentativi la scelta cade su un giovanissimo ragazzo (appena 20 anni), che comunque ha già suonato con artisti come Atomic Rooster e Arthur Brown (anch'egli celebre per le sue performance teatrali con un cappello infiammato in testa). Il ragazzo si chiama Carl Palmer e completa la formazione di uno dei primi "super-gruppi" di sempre, gli Emerson Lake & Palmer. Appena formati si esibiscono al celebre festival dell'Isola di Wight (in realtà è la seconda data, ma poco importa) e il loro roadie (un certo Lemmy, forse vi dice qualcosa) fornisce a Emerson quei coltelli, utilizzati per "maltrattare" il proprio Hammond, che lo accompagneranno per tutta la vita sui palchi in giro per il mondo. Il festival è un trionfo, si vocifera addirittura di un approccio con Jimi Hendrix per aggiungere la lettera "H" all'inizio del monicker ELP ma non se ne farà mai niente (anche perchè, comunque, Hendrix morirà poco dopo). Entro l'anno esce "Emerson Lake & Palmer", accolto entusiasticamente da pubblico e critica. Persi definitivamente i tratti psichedelici caratteristici della proposta dei The Nice, ha dalla sua musicisti decisamente più preparati (oltre alla magnifica voce di Lake unita al suo apporto chitarristico nelle ballad che diventeranno trademark del trio) e ambizioni molto più elevate, ben rappresentate dall'inserto di un nuovo strumento mai utilizzato fino ad allora: il sintetizzatore Moog. La macchina era già stata presentata all'Isola di Wight e aveva destato curiosità per il suo aspetto futuristico (un po' meno per i suoni che produceva dato che era poco percepibile e parecchio stonata a detta dei presenti). "Lucky Man", uno dei singoli di maggior successo della band, fa "cantare" il Moog per la prima volta in un singolo e lo fa in maniera indelebile (Emerson negli anni a venire continuerà a dire di non aver mai apprezzato particolarmente quell'assolo anche se la Storia la penserà diversamente). Gli album a seguire sono successi straordinari a cui seguono tour ancora più spettacolari e incredibili per l'epoca (cercatevi su YouTube lo "Spinning Piano" di Emerson). "Tarkus", "Pictures At An Exhibition" (trasposizione rock dell'omonima opera di Modest Mussorgsky già proposta all'Isola di Wight), "Trilogy" e "Brain Salad Surgery" vanno affinando un affiatamento ammirabile. Peccato che a lungo andare il giocattolo si rompa e, come si dice, "il troppo stroppia". I tre anni di pausa portano nel 1977 (anno di boom del punk) alla pubblicazione dei due volumi di "Works", dischi decisamente eccessivi che hanno la fortuna di avere nel singolo "Fanfare For The Common Man" il biglietto vincente della lotteria (oltre a un nuovo strumento studiato su misura per Keith, chiamato Yamaha GX-1). Problemi finanziari dovuti a un tour insostenibile e dissidi interni uniti a un disco imbarazzante (dal titolo "Love Beach") chiudono temporaneamente la parentesi ELP.

Emerson prosegue la sua carriera musicale concentrandosi sulla musica per il cinema (i lavori per Dario Argento sono tra le cose più interessanti) e sullo sviluppo di nuove tecnologie per la produzione musicale (sono gli anni di collaborazione con Korg e Fairlight). La voglia di riformare il "trio delle meraviglie" è comunque ancora forte ma, prima di riuscirci, passano altri due dischi. Il primo, dal titolo "Emerson Lake & Powell" vede Cozy Powell (compianto batterista, tra gli altri, dei Rainbow) con il benestare di Carl Palmer (impegnato con gli Asia) alle pelli e, nella sua coerenza, arriva "fuori tempo massimo" in anni in cui i gusti musicali della gente sono molto cambiati. Il successivo tour sarà un fiasco su tutti i fronti. Il secondo tentativo Emerson lo fa con Carl Palmer ma senza Greg Lake (al suo posto c'è Robert Berry) con un progetto chiamato 3 che spinge un po' troppo sulla componente pop della proposta.

Seguono anni di "quasi silenzio totale" fino alla preannunciata reunion degli ELP nel 1992. "Black Moon" è un discreto disco di prog-rock Anni Novanta che vende bene e porta nuovamente la formazione sui palchi di tutto il mondo. Alla fine del tour Emerson comincia ad accusare i primi problemi alla mano destra (compressione del nervo ulnare), dovuti al suo modo di suonare molto energico. Come se non bastasse si separa dalla moglie, che lo lascia al verde, costringendolo ad andare a stare dal suo tecnico della strumentazione Will Alexander. "In The Hot Seat", di fatto un disco di scarti con un limitatissimo contributo di Emerson, esce quasi in contemporanea con l'operazione, andata a buon fine, alla mano del tastierista. Il ritrovato entusiasmo lo porta a scrivere la propria autobiografia "Pictures Of An Exhibitionist" ("Lucky Man" in Italia) e a ripartire in tour con i colleghi Lake e Palmer nel 1997/1998.

Nella prima decade del nuovo millennio Emerson è impegnato su più fronti: ancora musica per il cinema (produzioni giapponesi per lo più), dischi solisti (su tutti "Emerson Plays Emerson"), una reunion con i The Nice (immortalata nel disco "Vivacitas") e un disco con Marc Bonilla con successivo tour. Del 2010 è l'ultima apparizione ufficiale degli Emerson Lake & Palmer all'High Voltage Festival di Londra dove Emerson appare affaticato e in difficoltà. Palmer non conserverà un buon ricordo di quell'esibizione mettendo definitivamente la parola "fine" al progetto ELP. Inizia quindi un tour acustico dei soli Emerson e Lake, per buona parte annullato a causa di ulteriori problemi di salute per Keith. Nel 2012 un altro disco con Marc Bonilla e il direttore d'orchestra Terje Mikkelsen sembra dare nuova linfa al tastierista, così come il contributo all'ultimo lavoro targato Ayreon ("The Theory Of Everything") nel 2013 e l'inserimento nel 2014 nella "Hammond Organ Hall Of Fame". Ma la mano destra non gli da' pace e, purtroppo, come è andata a finire lo sappiamo tutti.

Il vuoto che lascia Keith Emerson è incolmabile. Tutti i tastieristi di oggi, dai più blasonati ai meno conosciuti, gli devono qualcosa: ha portato il sintetizzatore nel rock, ha fatto i primi esperimenti con i campionatori, ha sviluppato con i grandi marchi (Moog, Yamaha, Korg, per citarne alcuni) gli strumenti elettronici delle generazioni future in anni in cui il bisogno di "macchine all'altezza della situazione" era molto meno scontato di adesso. Del suo contributo si farà tesoro ancora a lungo. Ora non possiamo che augurargli che qualcuno gli suoni i suoi amati "Quadri Di Un'Esposizione" (magari in uno dei suoi svariati arrangiamenti) al suo arrivo al cospetto di San Pietro... Addio Keith
Articolo a cura di Gabriele Marangoni

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo articolo! Vuoi essere il primo?