“Puoi togliere Mike Portnoy dai Dream Theater, ma non puoi togliere i Dream Theater da Mike Portnoy”.Con questa post pubblicato su Facebook, il buon Mike informava i propri fan che il concerto
“Shattered Fortress”, originariamente presentato come singolo evento, sarebbe diventato un breve tour nel quale il batterista avrebbe ripresentato brani del suo periodo di militanza nei Dream Theater.
Facciamo un passo indietro: in tempi non sospetti, Portnoy dichiarava di voler suonare l’intera suite di pezzi che narrano il suo percorso di disintossicazione dall’alcolismo (la suite
“Twelve-step”). Il successivo split con i Dream Theater sembrava mandare all’aria tale intento, ma, evidentemente, il buon Mike non è un tipo arrendevole. Nel corso del 2016 veniva dunque annunciato l’evento
“Shattered Fortress” da tenersi per la prima volta durante
“Cruise To The Edge” a febbraio dell’anno successivo. Il nostro radunava allo scopo una formazione stellare, composta da 5/6 degli
Haken (senza il batterista Ray Hearne, ovviamente) e dal chitarrista Eric Gillette (già in compagnia di Portnoy nella
Neal Morse Band). Infine, con il post sopra riportato, Portnoy annunciava la trasformazione del singolo evento in un breve tour.
La data italiana del tour è fissata per il 4 luglio 2017 al
Teatro della Luna di Assago. Sono circa le 21.20 quando il concerto ha inizio e nel giro di un minuto tutto il teatro è in piedi, alla faccia delle morbidissime poltroncine a disposizione. È, a mio avviso, un fatto emblematico che ben descrive la personalità straripante e trascinante di Portnoy.
L’inizio è, per un fan dei Dream Theater di vecchia data, semplicemente un sogno ad occhi aperti. Si parte con
“Overture 1928” e si prosegue con
“Strange Déjà Vu” (entrambe da
“Scenes From A Memory”). La band sfoggia una caratura tecnica impressionante e, sinceramente, è difficile rimpiangere gli originali. Su tutti il solito Mike Portnoy, che non si accontenta di suonare alla perfezione, ma si alza in piedi, lancia bacchette ed incita il pubblico senza risparmiarsi. Insomma: nulla a che vedere col freddo tecnicismo del suo erede Mike Mangini.
Il trittico iniziale si chiude con
“The Mirror” (da
“Awake”), brano che mette in mostra – ce ne fosse ancora bisogno – le ottime qualità vocali di Ross Jennings.
È quindi Portnoy a prendere la parola per presentare la suite, evidenziando ancora una volta come, anche grazie alla scrittura di questi pezzi, sia riuscito a liberarsi dai demoni dell’alcool. Le danze iniziano con la granitica
“The Glass Prison”, per proseguire con
“This Dying Soul” e
“The Root Of All Evil”, quest’ultima cantata da Eric Gillette. La tensione cala un attimo con
“Repentance”, brano che ci presenta un Mike Portnoy nel doppio ruolo di cantante e batterista. La suite si chiude con
“The Shattered Fortress”.
Una breve pausa e la band si ripresenta sul palco per un’altra manciata di pezzi che mirano dritto al cuore dei fan, attingendo nuovamente da
“Scenes From A Memory”. Ecco quindi arrivare
“Home”, la strumentale
“The Dance Of Eternity” e la conclusiva
“Finally Free” (nella quale stento a trattenere le lacrime!).
In conclusione: esecuzione impeccabile, Mike Portnoy più istrionico che mai, scelta dei pezzi eccellente. In altre parole: il più bel concerto dei Dream Theater degli ultimi anni.
A cura di Paolo “Pera” Perazzani
Setlist:
Prelude (from “Psycho” by Bernard Herrmann)
Regression
Overture 1928
Strange Déjà Vu
The Mirror
The Glass Prison
This Dying Soul
The Root Of All Evil
Repentance
The Shattered Fortress
Encore: Home + The Dance Of Eternity + Finally Free