Perfetto.
Il mio
2 Ottobre 2011 è stato perfetto, per tanti motivi. Bellissima la giornata in compagnia degli aiutanti scribacchini della
Gloria & consorti, grande esperienza l’intervista con un disponibilissimo e simpaticissimo
Eric Martin e piacevole come sempre l’incontro con i ragazzi del Forum e alcuni affezionati lettori.
Dopo una giornata così, ci voleva una serata all’altezza, che è iniziata esattamente nell’istante in cui le luci si sono spente, lasciando spazio alle note della prepotente
Daddy, Brother, Lover, Little Boy. Le prime impressioni, assolutamente confermate dalle successive
Alive And Kickin’ e (soprattutto)
Green Tinted Sixties Mind sono di una band completamente diversa da quella vista all’Alcatraz di Milano pochi mesi dopo la reunion: qualche mese di vita on the road deve aver restituito a questi ragazzi la voglia di divertirsi e il piacere di suonare insieme, cosa che traspare da ogni singola nota e che rende ovviamente il concerto molto più gradevole e trascinante.
Undertow e
American Beauty dimostrano in maniera inequivocabile che l’entusiasmo per il nuovo disco risulta più che giustificato, incastrandosi perfettamente in una scaletta in cui materiale nuovo e vecchio si alternano con efficacia.
Take Cover mostra più di qualche crepa nella voce di Eric, che però dopo aver rifiatato qualche minuto dietro le quinte torna in sé e infila una serie di colpi da maestro, grazie a una grande tecnica e a tanto cuore, a cominciare dall’emozionante
Just Take My Heart. Dopo la nuova
Once Upon A Time, le piacevoli jam introdotte da
For You e il blusettone rabbioso
A Little Too Loose, il concerto cresce di intensità a partire da una
Road To Ruin monumentale, in cui l’abilità vocale della band viene a galla in tutta la sua maestosità, grazie a cori da brividi. Da qui in poi, una dietro l’altra,
Temperamental, Still Ain’t Enough For Me, Price You Gotta Pay (condita da una bella jam strumentale nella parte centrale, in cui Paul e Billy giocano tra di loro: osservarli è come guardare un documentario sugli alieni),
Take A Walk, As Far As I Can See, intervallate dai soli di Gilbert e Sheehan, regalano pugni nello stomaco e schiaffoni a ripetizione, facendo saltellare la platea e godere le orecchie. Ma è
Addicted To That Rush, che chiude la prima parte dello show, a chiarire con autorevolezza perché questi signori si sono guadagnati il proprio posticino nella storia.
Breve pausa ed ecco i bis. Si parte con
To Be With You, ovviamente intonata da tutto l’Estragon e particolarmente intensa.
Colorado Bulldog sposta le fondamenta del locale, mentre c’è anche spazio per un po’ di goliardia con una
Smoke On The Water in cui la band si scambia gli strumenti. Gilbert alla batteria è un po’ legnoso ma assolutamente perfetto, mentre Sheehan fa un assolo di chitarra che in tanti probabilmente non arriveranno mai a fare, mostrando anche un’ottima vocalità così come il grande Torpey. Eric invece si barcamena tra chitarra ritmica e basso con grande tranquillità.
Shy Boy chiude due ore e spiccioli di magia pura, con una potenza che…vabbè…è Shy Boy, che ve lo dico a fare? Puro godimento sonoro, speravo la facessero e sono stato accontentato.
Sostanzialmente, ci sono quattro cose che ti lasciano a bocca aperta quando ti trovi sotto il palco dei Mr. Big:
Paul Gilbert, Billy Sheehan, Pat Torpey ed
Eric Martin.
Paul non concede tregua: tra riff, soli e scampoli di improvvisazione dimostra ogni volta che sale su un palco di essere il miglior chitarrista sulla piazza, senza se e senza ma. E non serve sentirgli fare cose iperboliche, basta osservarlo mentre suona To Be With You con la chitarra acustica per capire ciò che intendo.
Billy è favoloso, iperbolico, le sue dita viaggiano ad una velocità impressionante, macinando migliaia di note, tutte incredibilmente perfette. Le back vocals sono devastanti e la forma fisica è invidiabile. Anche qui siamo probabilmente di fronte al miglior bassista che il mondo del rock è in grado di offrire.
Pat è una macchina da guerra, rocciosa e solida, in grado però di accostare alla possente ossatura ritmica un gusto e una tecnica che definire sopraffini è dire poco.
Eric invece è un frontman generoso, ispirato, che pur in serata decisamente storta come oggi (giorno in cui, fino a pochi minuti prima di salire sul palco, era praticamente afono) si concede totalmente al suo pubblico, regalando ogni goccia di sudore, ogni respiro, ogni vibrazione delle corde vocali segnate probabilmente da mesi di intensa attività live praticamente ininterrotta.
Davvero credo che a un live non si possa chiedere di più: divertimento, estasi tecnica, emozioni. Mentre lascio Bologna la mente è ancora lì sotto, in completa adorazione. Che siano discorsi da quindicenne o da fan boy poco mi importa, se devo essere sincero. Io amo la musica e la gente che la sa suonare di un amore puro e disinteressato: ieri sera mi sono sentito completamente ricambiato, appagato, coccolato. Uno dei grandi ricordi di questa esperienza, però, rimarrà per sempre quel simpatico bimbo biondo che ha passato tutto il concerto sulle spalle del suo papà e che alzava le corna al cielo, si agitava e cantava. Una delle immagini più belle che mi sia mai capitato di vedere, splendido affresco a simboleggiare l’immortalità del rock and roll. Vi voglio bene,
Mr. Big. Quando tornerete, io ci sarò.
Setlist:Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
Alive And Kickin’
Green-Tinted Sixties Mind
Undertow
American Beauty
Take Cover
Just Take My Heart
Once Upon A Time
For You
A Little Too Loose
Road To Ruin
Temperamental
Paul Gilbert Solo
Still Ain’t Enough For Me
Price You Gotta Pay (with instrumental jam)
Take A Walk
Around The World
As Far As I Can See
Billy Sheehan Solo
Addicted To That RushEncore:To Be With You
Colorado Bulldog
Smoke On The Water
Shy BoyPhoto-ReportServizio fotografico a cura di Francesca Vantellini per metal.it