Copertina 8,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2009
Durata:54 min.
Etichetta:Psychonaut
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. WHEN TRUST BECOMES SOUND
  2. TREASURE
  3. ALL YOU ARE
  4. THE WEST POLE
  5. NO BIRD CALL
  6. CAPITAL OF NOWHERE
  7. YOU PROMISED ME A SYMPHONY
  8. PALE TRACES
  9. NO ONE SPOKE
  10. A CONSTANT RUN

Line up

  • Silje Wergeland: vocals
  • Hans Rutten: drums
  • René Rutten: guitars
  • Marjolein Kooijman: bass
  • Frank Boeijen: keyboards

Voto medio utenti

Che i The Gathering sarebbero usciti indenni dall'abbandono di Anneke Van Giersbergen non ci aveva creduto quasi nessuno. Certi discorsi sull'utilizzo di più voci o sull'eventualità di un cantato maschile sembravano solamente rinforzare le opinioni di chi li dava per spacciati dopo l'uscita della bellissima frontman dalle loro fila. A dirla tutta, io non sono mai stato un fan del quintetto olandese. Ero già un ascoltatore piuttosto onnivoro quando il mondo impazziva per “Mandylion” e “Nighttime birds”, mio fratello si era fatto coinvolgere parecchio, per cui ascoltai numerose volte questi lavori, con l'intento di capire che cosa ci stesse sotto. Formalmente ineccepibili, indiscutibilmente belli e intensi, non hanno tuttavia mai fatto breccia nel mio cuore. Imparai ad amare questo gruppo solamente all'indomani di “Souvenirs”, quando contaminarono un sound già difficilmente classificabile, con una sana dose di trip pop e sperimentazioni elettroniche che li fecero accostare a Portishead, Massive Attack e Radiohead. In seguito arrivò l'altrettanto splendido “Home”, un live album acustico con interessanti riletture di brani del passato, dopodiché lo split e la probabile caduta nell'oblio.
Credeteci o no, io ero tra i pochi che ci credeva, nella loro riscossa. Anneke era un'ottima singer, sarebbe assurdo affermare il contrario, ma non è un mistero che fossero René Rutten e Frank Boeijen gli artefici principali delle composizioni della band, le menti delle sue numerose evoluzioni stilistiche. Con loro saldamente al timone, c'era poco da temere per il futuro. Gli unici rischi erano due: che la sostituta non fosse all'altezza e che in questi anni di pausa forzata avessero abbandonato la ricerca di nuove soluzioni per rifugiarsi nell'autocelebrazione. Scongiurati entrambi. La norvegese Silje Wergeland (ex Octavia Sperati) è bravissima e pur non discostandosi radicalmente dallo stile di Anneke, se ne tiene abbastanza lontana da evitare di parlare di plagio. E per quanto riguarda lo stile… beh, “The west pole” non è certo un lavoro innovativo, ma dimostra che gli olandesi hanno ancora abbondanti dose di frecce al loro arco.
Per la gioia dei fan storici, sono state abbandonate in gran parte le soluzioni dei due dischi precedenti, a favore di un approccio più tradizionalmente rock (sullo stile di “If then else”, tanto per intenderci). Così la strumentale “When trust becomes sound”, con le sue chitarre distorte e la sua struttura lineare, rappresenta la migliore introduzione ad un lavoro che è tra i più accessibili tra quelli composti dal quintetto dei Paesi Bassi. Ci sono anche momenti più riflessivi, in cui si gioca maggiormente con le tastiere e i ritmi elettronici (“No bird call”), episodi più lunghi e variegati (la splendida title track), ma direi che in generale è l’anima rockeggiante e “solare” dei The Gathering ad uscire maggiormente fuori dai solchi di “The west pole”. Tra commoventi ballate (“Treasure”, ma soprattutto la meravigliosa e toccante “You promised me a symphony”) e pezzi più energici (“All you are”, “No one spoke”, “A constant run”), non si fa altro che ribadire un’unica verità: i The Gathering sono tornati più in forma che mai!
Ma la cosa bella è che questa volta l’hanno fatto attraverso un album che può piacere a tutti, che non necessita di chissà quali sensibilità musicali e nemmeno di una conoscenza approfondita del loro cammino discografico. “The west pole” è un disco per chiunque, un lavoro splendidamente riuscito, che non mancherà di colpire positivamente tutti coloro che apprezzano la buona musica.
Scusate se è poco, per una band che fino all’altro giorno era data per defunta!
Recensione a cura di Luca Franceschini

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 mag 2009 alle 15:29

Beh, complimenti per la recensione, mi trovi totalmente d'accordo. ;-) Un album che non dice nulla di nuovo ma di cui il gruppo aveva bisogno. Solare, energico ma sempre velato dalla loro tipica malinconia di fondo. Ottimo ritorno che fa ben sperare per un futuro ancora lungo e fruttuoso. Goodbye Anneke...

Inserito il 23 mag 2009 alle 14:56

Pienamente d'accordo con il recensore... Disco validissimo, che non aggiunge ne toglie nulla dal passato degli olandesi. Aggiungo che nella separazione a rimetterci è stata proprio Anneke (gli Agua De Annique non è proprio un progetto riuscitissimo, per ora...).

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