The Ruins of Beverast - Blood Vaults - The Blazing Gospel of Heinrich Kramer

Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2013
Durata:78 min.
Etichetta:Ván Records

Tracklist

  1. APOLOGIA
  2. DAEMON
  3. MALEFICA
  4. ORNAMENTS ON MALICE
  5. SPIRES, THE WAILING CITY
  6. A FAILED EXORCISM
  7. TRIAL
  8. ORDEAL
  9. MONUMENT

Line up

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Nel giro di circa 10 anni, il nome dei tedeschi The Ruins of Beverast è diventato di culto in un panorama, come quello del black metal, in cui, purtroppo, miti e falsi "eroi" abbondano a dismisura.

Alexander Von Meilenwald, ex batterista dei Nagelfar e membro unico del gruppo, con quello che lui definisce sinister black metal ha fuso in maniera molto convincente le atmosfere angoscianti del doom metal più fangoso con la furia iconoclasta del metallo nero, forgiando, di conseguenza, un suono oscuro, epico e personale.
Il nuovo lavoro, il quarto del progetto, incentrato sulla figura dell’inquisitore tedesco Heinrich Kramer autore del celebre “Malleus Maleficarum”, conferma il talento di un musicista in grado di dipingere scenari densi di nebbia e carichi di umori tenebrosi con apparente semplicità e teutonica meticolosità.

Probabilmente non siamo al livello dei primi lavori di Alexander e con altrettanta sicurezza posso dire che le lunghe composizioni di questo disco possono risultare noiose, ma è innegabile il fascino di un album dal sapore mistico che sa alternare, saggiamente, accelerazioni brutali e minimali a passaggi di ampio in cui suggestivi cori monastici e plumbei rallentamenti doomish ci abbracciano fino a soffocarci dolorosamente.

"Blood Vaults - The Blazing Gospel of Heinrich Kramer" è dunque un album di buona fattura che piacerà a chi gradisce un insolito mix di Limbonic Art, che a me sono venuti in mente nelle parti più tirate, e soluzioni lente e magmatiche che scivolano verso il funeral doom senza rinunciare ad una patina di dark ambient di scuola Cold Meat Industry capace di arricchire il suono con un alone sinistro e "pauroso" davvero indovinato.

The Ruins of Beverast non cambierà la storia del black metal, ma il suo modo di intendere questo ramo della musica estrema resterà tra i più particolari della scena e non mancherà, anche in questa occasione, di fare nuovi proseliti tenendo presente, tuttavia, che l'artista tedesco ha saputo essere più incisivo in passato.

In ogni caso, ben tornato.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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