Copertina 9

Info

Anno di uscita:2002
Durata:72 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. PSYCHOTIC BREAK
  2. BARGAIN BASEMENT HOWARD HUGHES
  3. ANGER RISING
  4. ANGEL EYES
  5. MOTHER’S SPINNING IN HER GRAVE
  6. HELLBOUND
  7. GIVE IT A NAME
  8. CASTAWAY
  9. SHE WAS MY GIRL
  10. CHEMICAL TRIBE
  11. SPIDERBITE
  12. LOCKED ON
  13. GONE

Line up

  • Jerry Cantrell: vocals, guitars
  • Mike Bordin: drums
  • Robert Trujillo: bass

Voto medio utenti

“This record is dedicated to Layne Staley”. Queste parole marchiano a fuoco la contropertina del nuovo disco solista di Jerry Cantrell. Una dedica che segna il legame con un passato che rivive nelle 14 tracce registrate, frutto di una session compositiva ben più ricca che dovrebbe dare frutto ad un nuovo lavoro già il prossimo anno. Tutto il dolore e la poesia degi Alice In Chains fa subito capolino all’inkizio del disco con “Psychotic Break”, brano dal riff ipnotico e monumentale in grado di far rivivere sensazioni ed inquietudini che aspettavano solo di essere risvegliate; stesse spesse trame in “Bargain Basement Howard Hughes” e “Anger Rising” in cui Cantrell impersona Staley grazie ad una linea vocale molto suggestiva. La prima ballad del disco “Angel Eyes” evoca invece il Cantrell più folk e ‘root’ già messo a nudo in “ Boggy Depot” che si fonde ad una sublime decadenza crepuscolare in “Solitude”, che forse non raggiungerà la drammaticità di “Down In A Hole” ma ci si avvicina davvero.
Questo è però un disco sostanzialmente elettrico, pieno di grandi riff e suoni esplosivi, grazie anche all’apporto di una sezione ritmica strepitosa costruita sull’incedere asciutto di Mike Bordin e sul basso di Robert Trujillo, meno virtuoso che in passato ma calato nel ruolo di sostegno alla dolente chitarra di Cantrell: “Hellbound” e “Chemical Tribe” rappresentano in questo senso due perfetti anhtem di puro metal anni ’90, densi ed onirici come è ormai raro ascoltare in tante perfette e misurate produzioni degli ultimi anni. E’ questo un disco che si concede alla facilità in pochi momenti, “She Was My Girl”, già apparsa sulla colonna sonora del film “Spiderman” può essere considerato il pezzo più accessibile, per quanto trascinante, come del resto “Give It A Name”, anch’esso semplice nelle strutture ma nobilitato da una freschezza ritmica frutto del valore dei musicisti impegnati. Alla malinconica ballata acustica “Gone”, il compito di accompagnare alla fine di un viaggio denso di emozioni forti, che aumentano ascolto dopo ascolto. Alice ha ormai definitivamente spezzato le sue catene per non fare più ritorno, ma non prima di baciare gli occhi umidi di lacrime del suo chitarrista per regalare il saluto più dolce. Vorremmo illuderci non fosse un addio.
Recensione a cura di Emanuele Rossi

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