Dopo un
primo album bello e promettente, ed un
secondo (a mio parere) indegno e pacchiano, i
The Murder of my Sweet tornano alla Frontiers, ma soprattutto tornano a fare musica seria. Non che avessi dubbi sulle capacità di Daniel Flores e Angelica Rylin, ma dopo il tonfo che è stato "Bye Bye Lullaby" ero, per così dire, pronto a tutto. Per fortuna il nuovo "
Beth out of Hell" torna su binari decisamente piacevoli.
Trattasi, in breve, della storia della figliola di Lucifero, che si prende una sbandata per l'arcangelo Michele (non scherzo). Da lì mi si sviluppa sto concept, spalmato sui 73 minuti di questo cd, che ci offre una band completamente rivoluzionata a parte i due capisaldi, e che torna a suonare un heavy metal moderatamente potente e ben arrangiato.
Non sto gridando al miracolo e non raggiungiamo le vette del debut, ma almeno "Beth" ha i suoi momenti: la drammatica "
Humble Servant", la potente "
The Awakening" me li avvicinano ad acts come Delain o Within Temptation, cui i nostri iniziano a somigliare un pelo troppo... ma tant'è, meglio somigliare a qualcuno di carino che essere un cesso, vero? La quota elettronica è stata drasticamente ridotta, lasciando agli strumentisti la possibilità di suonare di più, pur restando ancorati ad arrangiamenti che prediligono tante orchestrazioni.
Album prodotto molto bene, niente di niente di innovativo o sorprendente, ma almeno ci (ri)siamo. Dategli un ascolto, orsù.
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