Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2020
Durata:58 min.
Etichetta:Time To Kill Records

Tracklist

  1. SUFFOCATE
  2. THE HANGMAN
  3. PALE DEAD SKY
  4. THE LAST SUN
  5. NIGHT FALLS
  6. TO GO ASTRAY
  7. GOLIATH
  8. SCORCHED
  9. MISERICORDIA
  10. HIGH HOPES (PINK FLOYD COVER)

Line up

  • Elisabetta Marchetti: vocals, piano, acoustic guitar
  • Cristiano Trionfera: rhythm and lead guitar
  • Marco Mastrobuono: bass
  • Giuseppe Orlando: drums and percussion

Voto medio utenti

Si tratta di un dilemma che ciclicamente torna ad affliggermi, ma che per la band quest’oggi in esame acquisisce particolare attualità: è corretto valutare un album sulla base delle aspettative che riponevamo in esso?

La dissertazione è molto meno accademica di quanto si creda: gli Inno, infatti, si presentavano ai nastri di partenza con tutte le credenziali per fare il botto.
Ci troviamo di fronte ad una sorta di dream team capitolino, che sfoggia tra le proprie fila ex membri di Stormlord, Riti Occulti, Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance, Novembre e The Foreshadowing; oltre a ciò, il debut vanta un mixing a firma Marco Mastrobuono e Giuseppe Orlando (anche alla batteria), ed il mastering curato da Jacob Hansen.

Credenziali da acquolina in bocca, tanto che prim’ancora di ascoltare una sola nota ero già pronto a snocciolare, in sede di recensione, il mio repertorio di aggettivi iperbolici ed espressioni tripudianti. Il continuato (ed ostinato) ascolto di “The Rain Under”, tuttavia, ha disvelato una realtà meno trionfalistica.
Allo stesso tempo, appare opportuno valutare il rovescio della medaglia: se mi fossi approcciato al platter con spirito perfettamente laico e senza nulla conoscere del background del gruppo, sarei rimasto piacevolmente impressionato.

Il dark degli Inno suona moderno senza indulgere in arrangiamenti elettronici o ritmi danzerecci, vanta notevoli doti di suggestione melodica pur non rinunciando a sporadiche iniezioni estreme, è confezionato e suonato con invidiabile perizia, e riceve un boost non indifferente dalla magistrale prestazione canora di Elisabetta Marchetti.
Cosa impedisce, dunque, di entusiasmarsi senza riserve?
È presto detto: la mancanza di personalità e voglia di osare.

Nei solchi di “The Rain Under” non si percepisce sufficiente spinta alla ricerca di un sound distintivo, ma anzi si assiste alla supina riproposizione di stilemi compositivi e formule sonore già perfezionate da (tante) altre compagini che operano all’interno dello steccato stilistico di riferimento.
Il risultato, come detto, è inattaccabile sotto il profilo formale e davvero godibile; dal parto creativo di musicisti così navigati e talentuosi, però, mi sarei atteso un approccio meno conservativo.

Il peso delle aspettative, come si scriveva in premessa.
Ciò non toglie che i saliscendi emotivi di “The Hangman”, l’afflato mistico di “Goliath”, i suadenti affreschi sonori di “Pale Dead Sky” e le malinconiche pennellate chitarristiche del singolo “Night Falls” sapranno senz’altro deliziare i palati di chiunque apprezzi il genere.

Visto che, a voler ben vedere, parliamo pur sempre di un disco d’esordio, va benissimo così; ma in occasione del secondo full, cari Inno, vi invito a sorprenderci.
Attendiamo fiduciosi.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio
Si muove nella media

Gli interrogativi sono rivolti all'approccio compositivo ancora poco fluido;l'album è una faccenda dell'attitudine iconico/bizzarra/enigmatica:'Pale dead sky';'To go astray';'Goliath'sono un girotondo goth-ambient metal magico e introspettivo;era lecito aspettarsi half-flop da un supergruppo e nonostante l'elevato profilo tecnico.Icone dark penalizzate,ma che prima di lasciare si concedono la struggente ballatona"High hopes"

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.