Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:54 min.
Etichetta:Silver City Records

Tracklist

  1. THE WORLD IS NOT ENOUGH
  2. METAL HELL
  3. BATTLE CRY
  4. STORMBREAKER
  5. LOOSE CANNON
  6. I AM THE ONE
  7. HIGH IN THE SKY
  8. THE HERETIC
  9. DADDY'S LIL MONSTER
  10. A BLAST FROM THE PAST
  11. SCARLETS UNITED

Line up

  • Doru Florin Gheorghita: drums
  • Mihai Dănciulescu: guitars
  • Aura Dănciulescu: vocals
  • Rene Nistor: bass

Voto medio utenti

E va bene lo ammetto: la band di melodic-heavy-power rumena ancora mi mancava! Ma con gli Scarlet Aura sono finalmente riuscito a colmare questa mia lacuna!
A essere proprio sinceri, la ragione che mi ha maggiormente spinto ad avvicinarmi a questo gruppo proveniente da Bucarest è stata (oltre alla buona cover di Don’t Talk To Strangers di Ronnie James Dio, in cui mi sono imbattuto quasi casualmente) l’ammaliante fascino della vocalist Aura Danciulescu, la quale evidentemente non è solo dotata di una particolare sensualissima bellezza, ma anche di una voce assai versatile, che può essere pulita, anche se nulla ha a che vedere con quelle tonalità tipicamente femminili a cui normalmente ci hanno abituato le formazioni che propongono un metal di stampo sinfonico, ma che può essere anche dannatamente aggressiva ed azzannare il pezzo senza mezzi termini, come sovente le accade. Accanto alla carismatica figura della cantante c’è poi l’altro fondatore della band, ovvero il chitarrista Mihai Danciulescu (forse suo fratello?) che si occupa del song-writing e che dimostra anche delle buone doti tecniche con lo strumento, completano poi la line-up il batterista Doru Gheorgita e il bassista Rene Nistor.
Nel 2018 questi sconosciuti rumeni avevano dato alla luce l’album intitolato Hot’n’Heavy che aveva stupito molti per il suo sound fresco, a cavallo tra heavy metal e hard rock, che certo non inventava nulla, ma era intriso di pura passione ed energia contagiante, e cosi ora, a due anni di distanza, i nostri ci riprovano!
Stormbreaker, questo il nome del nuovo disco, si dimostra nel complesso un lavoro ben fatto, caratterizzato da un suono ancora più corposo rispetto ai suoi predecessori, da massicci riffoni di chitarra, mentre la voce di Aura si inasprisce ulteriormente, risultando ancora più graffiante che in passato, ne sono un valido esempio tracce come le cazzutissime Metal Hell e Battle Cry, la piacevolissima Loose Cannon dai chiari connotati maideniani o la graffiante The Heretic, senza dimenticare la cavalcata a tinte power Scarlets United, che in alcuni frangenti richiama gli Helloween del primo periodo dell’era Deris.
Non mancano poi brani in cui i nostri cercano di mettere in risalto il loro lato più melodico, è questo il caso della title-track, di I Am The One, con i suoi inserti sinfonici, presenti anche in A Blast From The Past, ed è curioso notare come in tali episodi i nostri non riescano ad ottenere un risultato equivalente ai pezzi più aggressivi citati precedentemente dal punto di visto qualitativo, nonostante la presenza di una voce del gentile sesso dovrebbe favorire i passaggi musicalmente più armoniosi ma, come già detto, la vocalist ha un timbro alquanto atipico per una donna, quasi acido, per cosi dire e quindi, va da sé che tende a sposarsi meglio con le partiture più rocciose.
Una traccia che oserei definire quantomeno discutibile è Daddy’s Lil Monster che francamente risulta troppo banale nella struttura e nel refrain, tuttavia il pezzo viene salvato dallo splendido assolo da parte di Mihai, ma il vero anello debole di Stormbreaker è la ballad, intitolata High In The Sky curiosamente scelta anche come singolo. Ciò che, nelle intenzioni della band, avrebbe probabilmente dovuto essere l'apice emozionale del disco, coincide in realtà con una composizione musicale piatta ed assai confusa, con melodie senza capo né coda e con una sezione ritmica (se cosi si può definire) artificiale e monotona.
Peccato, perché a parte questi scivoloni, tra alti e bassi, l'album sembra funzionare piuttosto bene e nel complesso rimane sufficientemente godibile, tuttavia qualcosa fa storcere il naso in quest'ultima fatica della formazione rumena, soprattutto se viene paragonata con il precedente lavoro che aveva rivelato uno standard qualitativo più elevato e costante, convincendo maggiormente.




Recensione a cura di Ettore Familiari

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