Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:45 min.
Etichetta:Sliptrick Records

Tracklist

  1. FUCKED A.D.
  2. BRAY WITH THE DAMNED
  3. DAMNATIONS OWN
  4. GREEN MACHINE
  5. DOWN TO ZERO
  6. CRO-MAGNON
  7. DEMON CLOAK
  8. BORN OF APE
  9. BRINGING OUT THE DEAD
  10. UNIVERSAL
  11. BIGGER LOUDER HARDER

Line up

  • Michael Majalahmi: vocals
  • Joonas Vepsa: guitar
  • Rude: bass
  • Crash: drums

Voto medio utenti

Sono andato a ripescare nella mia collezione il disco d'esordio dei finlandesi Stoner Kings ("Brimstone blues", 2002) che avevo recensito all'epoca, rendendomi conto che da quel momento non avevo più sentito parlare di loro. In effetti, nell'arco di quasi un ventennio hanno pubblicato soltanto un altro lavoro, "Fuck the world" del 2006. Evidentemente i ragazzi di Jyvaskyla, sperduta ed impronunciabile località delle gelide lande finniche (in seguito trapiantati ad Helsinki), hanno avuto qualche problema di continuità, cosa abbastanza comune nell'underground rock/metal.
Adesso comunque tornano sulle scene con il nuovo "Alpha male" e nulla sembra essere cambiato. Brutti, trucidi e cafoni, se volessimo sintetizzare al massimo la loro attitudine. Non fatevi fuorviare dal moniker, qui di stile stoner non c'è praticamente nulla se non qualche vaga eco. Il sound di questa band è un groove-heavy metal, casomai con qualche concessione all'hard rock vedi "Demon cloak" con un hammond che riporta direttamente ai Deep Purple e agli Uriah Heep, soltanto un poco più grezzi. Il resto è roba ruvida e muscolare ma anche molto accessibile ed immediata, sul genere di Fozzy, Lordi o Mustash. Riffoni di chitarra e ritmiche mid-tempo, voce virile e ritornelli anthemici, canzoni da battaglia ed attitudine da "beautiful losers". Abbastanza prevedibili, è vero, ma alla fine l'energia che trasmettono rimane la loro carta vincente.
I brani sono dignitosi, sia quelli duri e rocciosi ("Fucked A.D.","Cro-magnon","Bigger louder harder") dove la componente metal risulta più marcata ed epidermica, sia quelli con taglio maggiormente melodico e catchy ("Universal","Bray with the damned","Born of ape") che rimangono comunque in testa dopo un paio di ascolti. Roba diretta, immediata, senza complicazioni, una sorta di testosteroniche party-songs da sballo alcolico. Di questi tempi, è già qualcosa.
Se vogliamo proprio trovare qualche richiamo allo stoner, la band inserisce in scaletta la propria versione di "Green machine" dei Kyuss, uno dei brani più coverizzati del nuovo millennio. Interpretazione più metal che stoner, ma niente di sorprendente.
Alla fine quello degli Stoner Kings è un disco piacevole, pur se non indispensabile. Una buona botta di energia, ormoni, "cazzimma", con l'occhio sempre attento ai ganci melodici accattivanti ed orecchiabili. Se non avete soverchie pretese è un lavoro che può piacere.

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