Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Trollzorn Records

Tracklist

  1. TIDES OF HATE
  2. PFAD INS DUNKEL
  3. DER FROST IN MIR
  4. NACHTMAHR
  5. HÄRESIE
  6. ANTAIOS
  7. MELANCHOLERA
  8. NAMELESS GRAVE

Line up

  • Manuel Di Camillo: drums
  • Mexx Steiner: guitars
  • Helge Stang: bass, vocals
  • Stefan Botz: guitar

Voto medio utenti

Secondo album per questa compagine tedesca e debutto con la label Trollzorn.
Il quartetto originario di Monaco di Baviera pur essendo giovane, ha le idee chiarissime e confeziona un album pregno di malignità e pathos.
Raramente mi capita di avere a che fare con formazioni che realizzano un album così maturo, centrato e di buon livello compositivo.
L’apertura affidata a “Tides of hate” è possente, malsana con un tocco perverso degli ultimi Behemoth.
Inizio marziale per poi ecco arrivare l’assalto in blast beat e chitarre in tremolo; il singer ha un tono minaccioso e perentorio in questo mid tempo con interventi di doppia cassa, all’interno ci sono soluzioni melodiche create dalle armonizzazioni.
Der frost in mir”, ha un tono epico, drammatico e carico di pathos; apertura con cori e blast beats.
Lo screaming è alto e doloroso; brano cadenzato con cambi di tempo e sfuriate ma sempre mantenendo la barra a dritta.
Con “Nachtmar” la band sembra prendere spunto dal black metal melodico svedese.
Brano intriso di soluzioni melodiche con dualismo vocale tra screaming e growl; un brano dal pathos umbratile e le tastiere fanno da tappeto atmosferico con grazia e punteggiando i riffing della chitarra.
Haresie” esplode in una selva di colpi violentissimi e riff serrati neri e uno screaming acido e maligno.
L’enfasi epica virata all’estremo è presente con i cori a far capolino e un chorus che ti entra in testa; uno dei brani più belli di questo disco.
Antaios” è scritta con quell’enfasi epica, drammatica che solo i tedeschi sanno fare.
Partenza acustica per poi arricchirsi di elementi sinfonici ed elettrici cadenzati; il brano è emotivamente coinvolgente, rabbia, dolore e senso di sfida sono palpabili in questa cavalcata.
Chiude il tutto “Nameless Grave” preceduto da effetti temporaleschi e orchestrazioni dal sapore sinfonico; il brano è un mid tempo cadenzato molto “swedish” dall’uso della chitarra, ma enfatico e pregno di dramma e malignità.
Anche qui la melodia è presente con aperture soliste e che alzano il gradiente emotivo.
Un secondo album che veramente pone l’attenzione su questa band bavarese; un disco che girerà spesso nel mio stereo e li aspetto al varco con la terza prova, perché potrebbero dare grandi soddisfazioni.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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