Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:48 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. A DAY FOR REDEMPTION
  2. LOST IN A STARLESS AEON
  3. IN FROZEN FIELDS
  4. MARCH TO WAR
  5. REBIRTH
  6. REVERENCE
  7. MASTER OF THE DEAD
  8. THE EVERLONG NIGHT
  9. AT THE SHORES OF SILVER SAND
  10. MY HOME, MY GRAVE

Line up

  • Ville Viljanen: vocals
  • Andy Gillion: guitars, programming
  • Iiro Aittokoski: live drums
  • Lauri Unkila: live guitars
  • Joni Suodenjärvi: live bass
  • Jarkko Kokko: live guitars

Voto medio utenti

Io lo sapevo.
LO SA-PE-VO.
Sia messo a verbale che nel 2017, in calce alla recensione di "Embers Of A Dying World" con ancora viva la delusione cocente per un lavoro non perfettamente riuscito, scrivevo:
"Data la caratura della band però credo sia un passo falso dal quale sapranno risollevarsi immediatamente: non ci resta che aspettare."
Ok, fine delle autocelebrazioni...non occorreva certo essere dei veggenti per pronosticare un pronto riscatto dei finnici MORS PRINCIPIUM EST (ah scusate, è appunto di loro che stiamo parlando), bastava avere le orecchie ed ascoltare la discografia della band per capire che "Embers of..." era stato semplicemente il classico passo falso che può capitare.
"Seven", settimo (per l'appunto) disco del combo di Pori, spazza via tutti i dubbi e tutte le nubi che -anche ad un fan di vecchia data- erano sorti in questi 3 anni.
Nonostante la lineup fissa sia ormai ridotta ai soli Andy Gillion (chitarrista e songwriter) e Ville Viljanen (vocals e liriche), i MPE con questo nuovo album -edito ancora dalla tedesca AFM Records- ribadiscono che hanno ancora molto da dire e da dare al mondo del death melodico.

Un breve track by track a questo punto è d'obbligo per rendere giustizia a questo grande lavoro.
"Seven" si apre con "A Day For Redemption", primo singolo reso disponibile online, e già io sono a posto così : mi aspettavo la consueta intro strumentale a cui i nostri ci avevano abituato ed invece dopo una breve parte orchestrale un riff monumentale ed affilato come un rasoio spazza via ogni dubbio sulle loro intenzioni. Ville non risparmia un centimetro quadrato della sua ugola e violenta le linee vocali con una rabbia maestosa.
E poi rieccolo: il "tupatupatupa" che tanto mi era mancato!
"Lost In A Starless Aeon" prosegue sulla stessa falsariga dando più spazio alla melodia con delle armonizzazioni di chitarra che Andy profonde a piene mani (sulla prova del mostro alla 6 corde torniamo dopo...) senza tuttavia rinunciare al mood cupo ed aggressivo con cui si era partiti.
"In Frozen Fields" - a dispetto delle note di carillon con cui si apre- è un manifesto di death melodico con un incedere granitico e potente appena mitigato e reso più di ampio respiro grazie al rallentamento durante il ritornello.
Trittico iniziale che ho sentito in loop per ore prima di procedere oltre...controvoglia!
"March To War" - va detto per amore di correttezza- è l'unico brano debole del lotto perchè pur essendo una canzone ben strutturata e coerente con il resto suona piatta e quasi scontata in tutte le sue parti, senza alcunchè in grado di spiccare.
Poco male perchè "Rebirth" -breve, diretta, violenta nel suo continuo incalzare e con un Ville raramente così vicino al black nelle linee vocali- riporta il livello molto in alto.
La strumentale e sinfonica "Reverence" calma le acque, offre un angolo di pace prima del poker ad alta tensione che chiude il platter.
"Master Of The Dead" infatti di calmo non ha proprio nulla e riparte con un riff portante spezzacollo che - quando si potrà ripartire (maledetto sia il covid)- minaccia di essere un uragano in sede live unito ad un solo da lacrime; "The Everlong Night" e "At The Shores Of Silver Sand", che contiene quello che per gusto è l'assolo migliore del disco, ci portano a quello che considero il brano più riuscito di "Seven" nonchè uno dei migliori dell'intera discografia della band: "My Home, My Grave".
Uscito come terzo singolo, dopo un breve interludio sinfonico, è un continuo crescendo di rabbia intrecciata a melodia, le partiture di Gillion si fanno più serrate e se possibile aggressive, la batteria è posseduta da una forza belluina e Ville non mostra alcuna incertezza nello sfoggiare un growling molto vicino al mio ideale di perfezione. Un brano che fa uscire in strada pronti per correre una maratona tanta è l'adrenalina che riesce a scatenare!
E torno brevemente (perdonatemi, sono andato lungo.....) su Andy Gillion: non mi capacito di quanto sia sottovalutato il chitarrista inglese! La sua tecnica, il suo gusto per la melodia, la sua capacità di sfornare riffs eccezionali, il suo essere sempre funzionale alla canzone pur mostrando le sue abilità di shredder ne fanno uno dei migliori interpreti del genere sebbene venga raramente nominato quando si parla di guitar-hero......

Ok, avete capito mi pare: "Seven" è un disco eccellente che ritroverete senz'altro nella top ten di fine 2020 del sottoscritto; ci sarà senz'altro qualcuno a cui non piacerà ma per costoro il nostro Sbranf ha pronta un'altra puntata speciale di "Metal.it per il sociale"!

Mors Principium Est - "My Home, My Grave"



Recensione a cura di Alessandro Zaina

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 ott 2020 alle 16:06

Sentito già 3 volte da stamattina! Gran bel discone, concordo con l'8 bello pieno! E' vero che aspettavo questa uscita, ma sono stati decisamente sopra le mie aspettative!!!!!

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.