Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:94 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. THE LAST GOODBYE
  2. THE FALLEN ANGEL
  3. DIVISION HADES
  4. MANILLA SHARK
  5. UNDERGROUND WARRIORS
  6. TO HELL AND BACK (INSTRUMETAL)
  7. ALIVE
  8. LACKEYS OF FEAR
  9. SILENT RAGE
  10. DROWNED IN BLACK
  11. THE CALL (INTRO)
  12. INTO THE BATTLE WE RIDE
  13. THE DARK THRONE
  14. TOWARDS THE LIGHT
  15. FORGOTTEN SHADOWS
  16. THE FORGOTTEN VALLEYS OF HADES
  17. 1789
  18. WITCH HUNTER
  19. SORCERY
  20. ERIK THE RED

Line up

  • Jens Börner: Vocals & Guitars
  • Damien Capolongo: Guitars
  • Rikki Mannhard: Bass
  • Bubu Brunner: Drums

Voto medio utenti

Ed ecco il decimo album della band tedesca dei Lonewolf che continua a inseguire le ritmiche proprie di gruppi quali Running Wild e Grave Digger. quindi il nuovo “Division Hades" non brilla certo per originalità

Va bene essere fedeli al motto "never change a running system", ma qui i Nostri sparano pallottole un po' spuntate

Il suono è si chiaro e potente grazie anche al mixaggio e la masterizzazione di Charles Greywolf così come le liriche sono interessanti – c’è anche un tributo a Mark "The Shark" Shelton dei Manilla Road – e c’è pure la confezione molto succulenta col CD Digipak con bonus disc chiamato "Into The Past We Ride", che contiene registrazioni rare e demo, ma alla lunga ( il doppio CD dura 94 minuti ) si rimane con l’amaro in bocca.

Il songwriting è pesante e legnoso ed inoltre le vocals di Jens Borner proprio non riescono a piacermi sforzandosi di imitare Chris Boltendahl .
Le ritmiche sono serrate e la doppia cassa va a profusione ma molti brani mancano di mordente, si cerca di suonare come i Running Wild ma all'arrembaggio abbiamo una ciurmaglia un po' stanca che passa da brani riusciti quali “Underground Warriors” e “Alive”, nei quali ci sono echi dei migliori Running Wild o come nella epica "Erik The Red", o nella Grave Diggeriana "Lackeys Of Fear" ad altri nei quali è la ripetitività a farla da padrona.
Forse una durata minore avrebbe giovato alla riuscita del disco.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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