In rete, tra gli appassionati, si vociferava parecchio sui riff-mongers Somnus Throne. La band statunitense, che vanta discendenza mista tra Los Angeles, Portland e New Orleans, per alcuni è una stella nascente dell'affollato panorama acid-psycho-sludge-doom. Questo debutto omonimo per Burning World Records ci consente di avere un'idea più precisa sulle potenzialità del trio americano.
In questi quattro chilometrici brani (più breve intro) notiamo sicuramente una devozione smodata allo Sleep-sound, talvolta ai limiti del plagio da cover-band. Tracce che vanno dai dieci ai quattordici minuti, rigonfi di riff ribassati ed atmosfere tossiche, con vaghi richiami mantrico-orientali ed una struttura jammistica che profuma di scantinati polverosi e di nottate lisergiche alla marijuana. Trip song acide e sfibranti, tutte sullo stile di "Dopesmoker", dove la vigorosa potenza heavy si coniuga ad una struttura distorta, ossessiva, ipnotica ed intossicante. Rallentamenti sludgy, metriche sonnamboliche, escapismi cosmic-fuzz, tiro massiccio e persistenza estenuante, sono le carte messe in gioco dal quartetto per tutta la durata del lavoro.
La formazione americana è abile in questo, il magma sonico risulta efficace e la parte vocale è adeguatamente sciamanica, anche se talvolta un pò forzata, però il ricalco stilistico è davvero troppo marcato. Non si scorgono grandi segnali di personalità autonoma, di ambizione interpretativa, di scollegamento da schemi solidamente memorizzati. Rimane una buona attitudine da discepoli, una sufficiente propensione per le aperture psycho-metal, una dignitosa prestazione strumentale da band di nicchia ed una indiscutibile capacità di stordire a colpi di schitarramenti allucinogeni e ritmiche poderose e narcotiche.
Ancora troppo poco per impressionare i veterani del genere, ma forse sufficiente per conquistare coloro che desiderano soltanto immergersi in un fumoso magma sonico da quaranta minuti. Per il momento, rimandati al successivo passo di crescita.