Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:37 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. MEET HER MAJESTY, THE BLACK QUEEN
  2. MYSTICS OF RITUAL MADNESS
  3. MUNDUS EST DIABOLI
  4. THE GRAND ARCHON
  5. NOCTURNAL GATES THROUGH THE NIGHT MIST
  6. SEEKING BLOOD IN THE BLACKNESS
  7. ARCADIAN WITCHCRAFT

Line up

  • Lord Apollyon: drums, keyboards
  • Sirokous: vocals
  • Mutilator: bass

Voto medio utenti

Ok, Rotting Christ, Varathron, Necromantia dei vecchi album, ma anche Jacula, Goblin e vecchi Samael.

I Medieval Demon non inventano niente poiché il loro suono è una amalgama perfetta delle sonorità rese celebri ed immortali dai nomi che vi ho appena citato.
Tuttavia rispetto al precedente "Medieval Necromancy", il passo in avanti è notevole e la qualità del nuovo "Arcadian Witchcraft" indiscutibile, soprattutto per chi, come me, adora il Greek black metal dei tempi che furono.
Del resto, il terzetto di Atene è in giro dal lontanissimo 1993 e quegli anni magici li ha vissuti in "diretta": sarebbe stato difficile, dunque, aspettarsi da loro qualcosa di diverso dai sette brani che compongono il nuovo album all'interno del quale, giusto per rimanere in tema, al basso troviamo Jim Mutilator, storico membro della prima incarnazione dei maestri Rotting Christ, come a dire che, in qualche modo, il cerchio si chiude.
"Arcadian Witchcraft", per tutto quello che ho detto fino ad ora, è un album che non sorprende e che non ha niente di originale, ma questa volta, diversamente da quanto scrivevo in occasione della recensione del loro lavoro precedente, la cosa non è assolutamente un problema perché la formula dei Medieval Demon, una formula antica, fatta di esoterismo, mediterraneo, influenze "settantiane", oscurità, mistero ed atmosfera malevola, funziona e funziona alla grande riportando la lancetta dell'orologio indietro di tanti anni facendoci rivivere l'emozione di un suono senza tempo che, unico, ha sempre rappresentato l'unica vera alternativa al black metal del nord Europa.
Quindi, senza indugio, lasciamoci scorrere brividi di piacere al suono di brani come la metafisica "Mundus Est Diaboli" o la devastante e melodica "The Grand Archon", e riconosciamo il valore "storico" di un album che esce con almeno vent'anni di ritardo ma che non ci fa pesare, in maniera assoluta, questo suo essere fuori tempo.

Della originalità, questa volta, lo ripeto, non ci interessa nulla.
In Grecia arde, impetuoso, lo spirito del metallo nero del sud.
Una chicca per nostalgici intenditori.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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