Amici della Gloria, allacciate le cinture di sicurezza perché vi presento un disco (e una band) carico, ma carico, ma così carico che in confronto “Painkiller” è un bel progetto lounge…

Come definire questo debut album tutto italiano?
Fiero, Roboante, Anthemico, Non Zuccheroso, Insomma: Great, Aggressive, Yummy.

Ed ecco una serie di motivazioni che lo rendono un atto d’amore verso il Metallo quello vero, duro e puro:
1. E' una sequenza di metal anthems, senza intermezzi, senza lenti, intro o outro, senza piripiri né suite da 18 minuti;
2. Non ci sono le tastiere (qui mi faccio qualche nemico);
3. Ci sono due chitarristi (della madonna) a suonarsele/cele di santa ragione per 45 minuti, e una sezione ritmica spaccaossa;
4. Si parla e si canta di metal anche nei testi, e poi mostri, motori, acciaio, sporcizia e parolacce;
5. Nei video si sporcano tutta la faccia e fanno le faccette cattive e le pose.

Direi che non vi serve altro, no???



…Ehm, dite che forse è il caso che argomenti un attimo di più, eh?

"ScreaMachine" è il debutto omonimo di una band nata dalla mente (contorta) di Francesco Bucci, già con Stormlord, Oceana, Glory Divers. Accanto a lui, un manipolo di eroi della scena metal romana, e nel disco di debutto anche una lista di ospiti del calibro di Steve Di Giorgio (Testament, Death, Iced Earth, Spirits Of Fire, ecc.) Herbie Langhans (Firewind, Avantasia, Sonic Haven), Simone Mularoni (DGM), Massimiliano Pagliuso (Novembre, Oceana), Andrea Angelini (Stormlord), e Francesco Mattei (Noveria), ad arricchire un piatto che, francamente, era già una sberla in faccia senza di loro...

Heavy Metal senza fronzoli, la voce di Valerio “The Brave” Caricchio che è una sorta di mix (con il dovuto rispetto) tra Ralf Scheepers, Rob Halford e Peavy Wagner (me lo ricorda un sacco nella opener "Demondome"), una band che suona heavy metal puro, zozzo, pesante ma registrato e prodotto egregiamente, pochi ca*zi ma molta ca*zimma, tra Priest, Primal Fear e Cesare Bonizzi.

Qui di finezza ce n'è volutamente molto poca, e quello che dovete aspettarvi sono dei pezzoni belli grossi e diretti, i miei preferiti al momento: la già citata "Demondome", la priestiana “The Metal Monster” (che adoro letteralmente), la ancora più priestiana “The Human God” (e che prestazione di Valerio al microfono!), l’ignoranza di "Mistress of Disaster" col suo riff molto Motley Crue, una "Wisdom of the Ages" arricchita dalla voce di Langhans e dal basso fretless di sua maestà DiGiorgio, "Dancing with the Shadows" con le twin guitars che fanno subito Maiden per poi ripiegare su un bel terzinato peso ed esaltante, capace anche di scivolare in territori progressive... Molto bella anche la conclusiva title track, che ribadisce i capisaldi della musica che la band ha scelto di suonare, e restituisce una vera boccata d’ossigeno a tutti coloro, tra di voi, che avevano bisogno di ritrovare un centro di gravità permanente, che ogni tanto sanno mettere da parte barocchismi e P.A.V. per recuperare un po' di sana ignoranza, senza pensarci troppo, che ogni tanto anche l’orecchio necessita di metallo e basta.

Insomma, "ScreaMachine" non è un album per i deboli di cuore, ma neanche per i finarlini; è come uscire a cena e andare alla fraschetta di Pora Nonna: non troverai tovagliato di lino o foie gras, ma ti ammazzerai di cibo, buono, lordo, TANTO, e il tuo fegato ti ringrazierà, prima di collassare definitivamente.

"ScreaMachine": l'unico album che raccomanda una Biochetasi dopo l'ascolto.