Anaal Nathrakh - The Hell Is Empty, The Devils Are Here (Reissue 2021)

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:36 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. SOLIFUGAE (INTRO)
  2. DER HöLLE RACHE KOCHT IN MEINEM HERZEN
  3. SCREAMING OF THE UNBORN
  4. VIRUS BOMB
  5. THE FINAL ABSOLUTION
  6. SHATTER THE EMPYREAN
  7. LAMA SABACHTHANI
  8. UNTIL THE WORLD STOPS TURNING
  9. GENETIC NOOSE
  10. SANCTION EXTREMIS (KILL THEM ALL)
  11. CASTIGATION AND BETRAYAL

Line up

  • Mick Kenney: guitars, bass, programming
  • V.I.T.R.I.O.L.: vocals

Voto medio utenti

Questa volta prendiamo in esame la ristampa dell’album del 2007 e rispetto al debut questo disco è ancora più oscuro, perverso e ricco di sfumature.
Partendo dal titolo e dalla cover che è semplice ma efficace, un panorama in netta dissoluzione, con una chiesa che vediamo sullo sfondo ma in rovina.
Qui il black metal viene imbastardito con diverse soluzioni sonore da parte dei due che rendono la formula interessante ma soprattutto ancora più pericolosa e deragliante.
Partendo dall’intro “Solifugae”, rocciosa, minacciosa e pesante che fa da prologo a “Der holle rache kocht in meinem herzen” che è il titolo di un’Aria tratta dalla famosa operetta “Il Flauto Magico” di Mozart.
Ma qui di magico non abbiamo nulla, qui abbiamo nubi scure, tempestose e cariche di violenza estrema dove l’intervento pulito a livello vocale che richiama certe soluzioni emperoriane è tragico ed evocativo e si ha un’apertura melodica ma è solo un fioco bagliore.
Shatter the empyrean” ha come ospite sotto mentite spoglie nientemeno che il bassista Napalm Death, Shane Embury; up tempo serrato con vocals urlate e intelleggibili.
Qui ci sono sfuriate in blast beats con vocals pulite doppiate però da un growl profondo e gutturale, i cambi di tempo sono presenti ed il tutto è un macigno che rotola fino ad assalirti.
Until the world stops turning”, è un black metal turgido, freddo e letale con riff industriali e una drum machine in perenne alterazione distruttiva.
Le vocals sono bestiali tra urla belluine e growl profondissimi che assalgono tra una ridda di riff trattati.
Sanction extremis (Kill the all)”, ti stende grazie ad una mitragliata sonica fatta di blast beats, riffing estremi e schegge grindcore.
Ma non è tutto, chiude questo lavoro la rumoristica e apocalittica “Castigation and betrayal”, un brano che non ha nulla di musicale, me è un assalto continuo all’arma bianca.
Una ristampa che farà felici i seguaci della coppia diabolica e che vale la pena essere posseduta.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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