Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:54 min.
Etichetta:Antigony Records

Tracklist

  1. NEM A LUZ ESCAPA
  2. CRIADO POR LOBOS
  3. TERRA MALDITA
  4. O ERMITA
  5. VESUVIO
  6. MAE
  7. LUME
  8. A CADA INVERNO

Line up

  • Alexandre Silva: bass, vocals
  • Filipe Romariz: drums, vocals
  • Vasco Reis: guitars, vocals

Voto medio utenti

Un disco per nulla facile quello che ci propongono i portoghesi Verbian e l'etichetta generica di "post-rock" affibbiata nelle note promozionali al loro secondo lavoro "Irrupção" è a dir poco limitante ed in parte ingannevole nei confronti dell'incauto ascoltatore che magari si approccia a questo album con un fare sognante ed onirico.

Al contrario, "Irrupção" è un disco a dir poco impegnativo e cerebrale a causa delle sue molteplici sfaccettature, che comprendono sì il post-rock ma che non disdegnano affatto di travalicare nello stoner, nel doom più cupo, nello psych lisergico e sperimentale, nel noise rock financo con partiture progressive un po' retrò, a cui aggiungiamo se non fosse abbastanza la pressochè completa mancanza della voce che - ai più - potrebbe rendere la proposta dei Verbian ancora più inaccessibile.

Tuttavia questa elaborazione è ben lavorata ed armonizzata ed a patto di riservare ad "Irrupção" il tempo e l'attenzione che merita o che comunque va riservata a sonorità non immediate come queste ci si trova di fronte ad un album già maturo ed adulto, che trova qualche limite in qualche ripetizione di troppo ed in una "pacatezza" di fondo fin troppo accentuata, che viene invece ben spezzata dalle ritmiche aggressive e trionfali di "Vesuvio", uno dei brani migliori del terzetto lusitano, anche grazie alla presenza di synth che arricchiscono ulteriormente, senza appesantirlo, il sound già bello pieno dei Verbian.

Particolarmente interessanti in sede live, dove composizioni del genere possono essere particolarmente coinvolgenti ed ammantanti, i Verbian potrebbero rivelarsi un'interessante sorpresa per i più intransigenti ed arditi amanti del progressive post rock strumentale, specie se già avvezzi a band come i Long Distance Calling.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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