Dopo un silenzio durato 8 anni ed interrotto nel 2018 dal 4° lavoro sulla lunga distanza "A Gift For The Obsessed", sembra che la carriera degli statunitesi The Absence abbia ripreso a scorrere per il verso giusto visto che quest'anno la creatura del vocalist Jamie Stewart (grazie alla M-Theory Audio) ha dato alla luce il quinto disco intitolato "Coffinized".

Il tempo passa per il combo di Tampa (giunto ormai alla soglia dei vent'anni di attività): sarà finalmente giunto il momento di rinverdire i fasti (ahimè lontani quasi tre lustri) di "Riders of the Plague", a parere di chi vi scrive il vertice della discografia dei nostri?
Mettiamola così: se il nuovo album terminasse dopo la titletrack (primo brano del lotto) potrebbe esserci gara, purtroppo vi sono altri dieci brani che fanno pendere la bilancia decisamente per un sonoro e definitivo "NO".
Ed il parere negativo non è certamente dovuto alle carenze tecniche - i ragazzi hanno poco da apprendere - nè alla produzione (il lavoro di Jonas Kjellgren agli Sweden’s Black Lounge Studios è eccellente), nè tantomeno alla proposta musicale fedelmente ancorata al death melodico svedese inevitabilmente contaminato dalla matrice deathcore statunitense.
Il voto in calce -una sufficienza "di mestiere"- deriva dal fatto che "Coffinized" scorre senza sussulti, senza un minimo tocco sorprendente, senza uno stravolgimento o un'interruzione del canovaccio chiaro sin dalle prime battute, senza un'idea non dico innovativa ma quantomeno in grado di stupire ascoltatori un minimo smaliziati e preparati in materia.

Facciamola breve: se vi hanno costretto a patire con 2 mesi di ascolti forzati di musica neomelodica italiana mentre siete melodeathster incalliti, il nuovo album dei The Absence vi sembrerà "The Gallery", altrimenti dopo il primo ascolto lo avrete già archiviato tra i dischi superflui.

The Absence - "Coffinized"