Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:42 min.
Etichetta:Interstellar Smoke Records

Tracklist

  1. STARING DOWN
  2. ABANDONED QUARTERS
  3. OMINOUS GARDENS
  4. WATERWAYS
  5. LEAP OF FAITH
  6. DEEPER GROUND
  7. FUNGAL REALM
  8. THE DARK PLACE

Line up

  • Max Malmer: bass, vocals
  • Kenny Oswald Dufvenberg: guitar, vocals
  • Dennis Sjödin: drums

Voto medio utenti

L'esordio degli svedesi Cavern Deep è incentrato sulla storia di un gruppo di archeologi che scoprono un mondo sotterraneo popolato da misteriosi funghi luminescenti. Si potrebbe pensare ad un tema ideale per un megatrip allucinogeno di matrice psichedelica o stoner, invece gli scandinavi si collocano in tutt'altro ambito stilistico. Questo è un disco profondamente doom, con tonalità che spaziano dal funeral al gothic, debitore ai primi Cathedral, ai Type 0 Negative, ai Candlemass più oscuri.
Le cadenze sono costantemente lente e possenti, con forte senso della drammaticità, mentre l'atmosfera generale evoca davvero scenari catacombali e gravidi di inquietudine. Un pezzo solenne e depressivo come "Staring down" chiarisce subito che il trio propugna il verbo dell'heavy più tetro ed oscuro, con sufficiente abilità compositiva e realizzativa. Si percepisce l'influenza del compianto Peter Steele, ma la band compensa con una certa eleganza emozionale e qualche tocco di raffinatezza come l'introduzione liquida e misterica.
Puro "funeral" nella seguente "Abandoned quarters", con la classica alternanza di parti mortifere e picchi di potente amarezza disillusa, mentre l'estesa "Ominous gardens" mostra una prima parte rarefatta ed impalpabile che si trasforma in un canonico neo-doom dark-melodico alla Elder, tutto sommato semplice e forse troppo diluito. Bello il limpido assolo di Dufvenberg, ma la canzone cattura solo in parte.
"Waterways" è un episodio gothic minimale con ritornello nordico simil-epic e voce da crooner stregonesco e passionale. Buona apparenza, ma la sostanza non è molta. Incidono meglio la sofferta "Leap of faith", sempre lenta e piena di mestizia ma con un taglio decisamente più spesso e graffiante, insieme al tradizionale heavy-doom Candlemass-iano "Deeper ground" che veicola brividi orrorifici lovercraftiani.
Il massimo sforzo arriva con la conclusiva "Fungal realm", otto minuti sospesi tra rarefazioni gotiche conturbanti e momenti muscolari di doom post-Sabbathiano. Atmosfera grondante disperazione ed abbandono, che avvolgono l'ascoltatore in una cappa di desolazione dalla quale non esiste ritorno. Forse gli incauti archeologi giaciono morenti, intossicati dalle spore fungine, ed abbandonano la loro esistenza terrena osservando uno scenario ammaliante ma che non prevede la presenza degli esseri umani. Questa è l'immagine che mi ha generato il brano, non clamoroso ma efficace nella sua eleganza tenebrosa.

Un debutto discreto, dignitoso lavoro dark-doom che presenta certamente alcuni momenti di carattere e qualche debolezza sulla quale lavorare ancora. I Cavern Deep sono formazione da tenere d'occhio, ma ci aspettiamo da loro un ulteriore salto di qualità.

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