Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:42 min.
Etichetta:Listenable Records

Tracklist

  1. COLOSSAL GODS
  2. BLOOD EYE
  3. TEMPEST RISING
  4. SPIRIT OF LYSSA
  5. SCORCHED EARTH
  6. SPAWN OF THE FORGOTTEN
  7. DEMIGODS
  8. MOUNTAINS

Line up

  • Manuel Remmerie: vocals
  • Tace DC: guitars
  • James Falck: guitars
  • Michélé De Feudis: bass, vocals
  • Dirk Verbeuren: drums

Voto medio utenti

Per quanto formati da musicisti con trascorsi nella scena Death Metal (Aborted, Carrion, Hæster, Majestic Sun, Soul Grip), i Cobra The Impaler hanno preferito volgere le proprie attenzioni altrove, verso una proposta decisamente più articolata e contaminata, che caratterizza il loro disco d'esordio "Colossal Gods", affrontato da una line-up ben assortita, dove spicca la presenza del drummer Dirk Verbeuren, attualmente nei Megadeth ma con una miriade di collaborazioni nel carniere.

Con questi presupposti non possono quindi mancare all'appello reminiscenze di stampo Death, che affiorano già dalla titletrack, posta bellamente in apertura del disco, ma sono in nutrita compagna: un ammaliante guitarwork, una bella dose di groove e poi schegge di Doom, Progressive, Thrash, Stoner. Soprattutto vanno sicuramente sottolineate tanto la prova del cantante Manuel Remmerie, una vera sorpresa, quanto quella di Verbeuren, e questa invece ce la dovevamo aspettare. Sono ancora loro a prenderci per mano e condurci nell'immaginario musicale dei Cobra The Impaler, che spaziano tra Mastodon, Gojira e i vari progetti di Devin Townsend. Basta, infatti, ascoltarli alle prese di "Blood Eye" o "Scorched Earth", brani che estraggono dal mazzo anche un inatteso flavour psichedelico e ipnotico, calato ovviamente in quel contesto multiforme che caratterizza il songwriting e la proposta musicale della formazione belga.
Piace l'affronto deciso e frontale di "Tempest Rising" e della furiosa "Spawn of the Forgotten", con le chitarre di Thijs de Cloedt e James Falck a spadroneggiare e a dominare la scena. E se pure li pizzichiamo a rincorrere il riff di una "Flash of the Blade" (si, proprio quella presente su "Powerslave") in apertura di "Spirit of Lyssa", dobbiamo riconoscere la qualità con cui tratteggiano la conclusiva "Mountains", forse il brano più riuscito dell'album, con i suoi chiaroscuri tra passaggi estremi e più melodici che rendono merito alle capacità della band.

I Cobra The Impaler, non sembrano certo portati alla semplicità, ma ricercano quella complessità che non limitano al solo aspetto musicale, ma che hanno dedicato alla scelta del loro moniker ma anche all'artwork del disco. Indubbiamente bizzarri entrambi, ma al pari di "Colossal Gods" in grado di attirare attenzioni, e perché no, anche consensi.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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