Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2022
Durata:44 min.
Etichetta:Wicker Man Recordings

Tracklist

  1. BARUCH ATTA ADONAI...
  2. I, THE LAWGIVER
  3. THE EMERGENCE OF TIFERET FROM THAT QLIPA WHICH ENVELOPES BINAH
  4. PROCLAMATIONS OF THE BAAL SHEM TOV
  5. INTERLUDE
  6. OF THE SEPHIROT (WHICH ART THE QLIPPOTH)
  7. TRANSCENDING THE BOUNDARIES OF AYIN
  8. A PEOPLE EMBATTLED (OR, A SONG FOR THOSE WHO WRESTLE WITH EL)
  9. JACOB'S LADDER
  10. IM HASHEM LO YIVNEH BAYIS

Line up

  • J. Guilherme: all instruments, vocals
  • D. Tann: clean vocals

Voto medio utenti

"Odes To The Radiant One" è uscito, in forma digitale indipendente, nel 2021 e solo quest'anno la Wicker Man Recordings ne cura la riedizione in formato fisico dando la possibilità, finalmente verrebbe da dire vista la lunga carriera dei Nostri, agli inglesi Goatchrist di vedere un loro album licenziato da una label, per quanto piccola e di nicchia come quella in questione.
Il progetto anglosassone, dietro il quale si cela la mente di J. Guilherme aiutato alle clean vocals da D. Tann, si fa portavoce di un black metal molto particolare nel quale la direzione artistica e le scelte sonore sono determinate dallo spirito occulto / cabalistico che permea tutta l'opera e dalla evidente vena progressive, molto legata agli anni '70, finemente intarsiata all'interno di brani complessi, contorti e dal sapore esoterico tanto forte da potersi quasi toccare.
Siamo molto distanti, dunque, dal "classico" metallo nero anni '90 e, a ben guardare, siamo anche distanti dal metal estremo in senso stretto ed in questo, a mio parere, sta la forza dei Goatchrist e della loro musica, una musica atmosferica e "magica" che, grazie all'uso del mellotron ed alle sue ricercate melodie così vicine ai grandi gruppi del progressive rock, riesce ad essere originale nel suo sapersi mantenere "estrema" pur essendo, come già ricordato, molto lontana dagli ambiti classici di ciò che comunemente definiamo estremo in senso stretto ed appartenendo, quindi, ad un mondo tutto suo fatto di lunghi intervalli strumentali, voci declamatorie ed epiche, odore di zolfo, pianoforti evocativi, riffing zanzaroso, e tanto amore per il passato.
Insomma, se i Ghost ed il prog rock inglese di gente come i Genesis si fossero fusi sotto l'incantesimo della nera fiamma, il risultato sarebbe stato "Odes To The Radiant One", un album molto difficile da descrivere "solo" a parole ma che, ne sono sicuro, sarà capace di regalare emozioni inaspettate se ascoltato a lungo, con attenzione e senza alcuna chiusura mentale, con il solo rammarico che se la produzione fosse stata migliore (i suoni sono troppo impastati) avremmo potuto essere al cospetto di un vero e proprio gioiello per anime dannate e oscure.
In ogni caso, emaciati e notturni, possiamo aggirarci tra antiche rovine di chiese sconsacrate, alla scoperta dei segreti della cabala sulle note di dieci brani che trascendono i limiti musicali del solo metallo per ispirarsi ad un ampio spettro di soluzioni sotto la bandiera dell'Occulto.

Sorprendente.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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