Copertina 6

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2022
Durata:44 min.
Etichetta:Metropolis Records

Tracklist

  1. TICKETS TO FUNERALS
  2. RISE TO THE BAIT
  3. COLD FROM INSIDE.
  4. WORM
  5. CHAIN
  6. WEIRD GETS STRANGE
  7. DAYS AND YEARS.
  8. BLOOD RUNS COLD.
  9. PRETTY CREATURES.
  10. CLOSE SHOT
  11. UNKOWINGLY BLESSED

Line up

  • Alex Svenson-Metés: vocals
  • Hugo Zombie: guitars
  • Jonas Fransson: drums
  • Mattias Ruejas Jonson: bass

Voto medio utenti

Dal momento che il titolo dell’ultima fatica dei Then Comes Silence tira in ballo l’appetito, cercherò di riassumere il mio pensiero con una raffinatissima metafora culinaria (vieppiù impreziosita da rima): quest’album sazia, ma non delizia.

Eppure, gli ingredienti utilizzati sono grosso modo i medesimi che hanno reso prelibati i dischi precedenti: abbondanti dosi di goth rock in salsa dark anni ’80, con una scorza di post-punk a conferire sentori aspri e, per converso, una spruzzatina di wave per rendere il piatto più digeribile agli avventori occasionali.
Temo, tuttavia, che a questo giro si sia verificato qualche inconveniente nei dosaggi, tanto che “Hunger” risulta inopinatamente sciapo.

Colpa forse di una rinnovata vena commerciale, che ha sopito gli elementi più sferzanti e tenebrosi del sound degli svedesi, o forse di una produzione sì curata, ma priva di dinamica e mordente; o ancora, e soprattutto, di un songwriting tanto affidabile quanto povero di guizzi davvero degni di nota.
Dai solchi di questo platter, infatti, emergono mestiere e solidità più che ispirazione e qualità.

Così, a buoni episodi come l’opening track Tickets to Funeral”, la minacciosa “Blood Runs Cold” o la nervosa “Worm” fanno da contraltare “Rise to the Bait”, sorta di copia sbiadita di “Small Town Boy” dei Bronski Beat, le svenevolezze romantic pop di “Cold From Inside” ed episodi sostanzialmente qualificabili come riempitivi (sì “Weird Gets Strange” e “Pretty Creatures”: ce l’ho con voi).

Insomma, da “Hunger” mi sarei atteso sangue, seduzione, oscurità e decadenza, ed invece mi son ritrovato tra le mani un prodotto piacevole ma in definitiva sorvolabile.
Proprio come gli spaghetti per turisti serviti nei ristoranti con affaccio sulle piazze principali delle nostre città.

Ormai, l’avrete intuito, ho deciso stolidamente di percorrere sino in fondo lo scellerato sentiero dell’allegoria mangereccia, e quindi ecco: il piatto del giorno servito dai Then Comes Silence non ha saputo conquistarmi. Un giro a vuoto, d’altra parte, lo si può concedere anche agli chef migliori… purché rimanga un caso isolato.
Non fatemi cambiare esercizio, mi raccomando.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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