Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:32 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. MOJAVE BLOODLUST
  2. DEATHWESTERN
  3. RELIC OF DAMNATION
  4. PURAFIED IN VIOLENCE
  5. ULCER
  6. COMMITTEE OF BUZZARDS
  7. THE HERETIC BUTCHER
  8. MOONLIT TORTURE
  9. CRUCIFIED HEATHEN SCUM
  10. LUJURIA SATANICA
  11. 1000 DEATHS

Line up

  • Justin Fornof: bass
  • Preston Harper: drums
  • Matt Schrum: guitars
  • Randy Moore: guitars
  • Nick Brundy: noise
  • Stu Folsom: vocals

Voto medio utenti

The stage is set. DEATHWESTERN has arrived in a haze of dust, blood and Ennio Morricone grandeur somewhere South of Heaven and West of Hell”.

Delle bio di accompagnamento ad un nuovo album, si sa, è lecito dubitare.
In questo caso, per citare un’intervista a Luigi Garzya resa celebre da “Mai Dire Gol”, sono completamente d’accordo a metà con il mister: il riferimento alla band di Kerry King, infatti, appare quanto mai calzante e ben speso; trovo il richiamo al Maestro Morricone, invece, del tutto fuori posto.

Proprio in questo equivoco di fondo, a voler ben vedere, giace il maggior limite di “Deathwestern”, un platter i cui legami con l’immaginario -come avrete intuito- del far west vengono sbandierati da titolo e artwork, corroborati dalle selvagge lyrics… ma in alcun modo rinsaldati dalla componente più squisitamente musicale.

Immagino molti di voi abbiano appena tirato un sospiro di sollievo; dal mio punto di vista, al contrario, sarebbe stato senz’altro preferibile che gli Spiritworld abbracciassero con maggior convinzione un concept che rimane monco.
Infatti, nelle -pur valide- tracce che compongono il disco, non si scorge che una sbiaditissima traccia delle atmosfere epiche e polverose del genere cinematografico e letterario di riferimento.

La critica, si badi, attiene principalmente all’equivoco sulla direzione artistica, posto che la compagine proveniente dal Nevada sa il fatto suo, e riesce a convincere con una miscela di pochi, ma gustosi ingredienti. In sostanza, prendete gli Slayer più imbastarditi con l’hardcore… e imbastarditeli ancor di più con il predetto hardcore. Tant’è.

I rimandi stilistici, credetemi, sono letteralmente lì da ascoltare (in alcuni casi si lambiscono i confini del plagio), ma i Nostri riescono comunque a convincere grazie a composizioni quadrate, cazzutissime, ben suonate e ben prodotte, rabbiose e violente al punto giusto.
A voler cercare il pelo nell’uovo si potrebbe evidenziare la sostanziale sovrapponibilità di molte strutture e di alcuni riff, così come ci si potrebbe soffermare sulla scarsa incisività e ripetitività di alcune linee vocali, ma si tratta di limiti in qualche misura congeniti alla proposta.

In ultima analisi, in “Deathwestern” le qualità sopravanzano in modo piuttosto netto i limiti, e sono convinto che gli Spiritworld posseggano margini di miglioramento e appeal per ritagliarsi una nicchia in questo affollatissimo mercato.
Allo stesso tempo mi aspettavo qualcosina in più, e mi auguro vi sia maggior voglia di osare a partire dal prossimo full length.
Attendiamo speranzosi.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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