Gli
Urfeind sono, nella sostanza delle cose, il progetto di
Skadwaz, seguace della religione anti cosmica thursiana nella quale vengono venerati i Giganti della mitologia nordica pre cristiana in una visione "anti vita" che, inevitabilmente, si riflette sulla musica dell'artista tedesco, qui al suo terzo album di lunga durata, portandolo ad esplorare un suono oscuro, chiaramente ispirato al Black Metal nordico, ma non privo di interessanti spunti melodici.
"Dauþalaikaz", al cui interno sono compresi anche i quattro brani del precedente EP "Wraiþaz", avvolge l'ascoltatore con le sue atmosfere tetre ed il suo suono cristallino in un vortice sonoro sul quale si stagliano, e si intrecciano, vocals distorte su registri bassi, riffing in costante tremolo picking, sezione ritmica articolata e ben definita da un basso che, spesso, non segue i pattern di chitarra, e, soprattutto, come ricordavo all'inizio, aperture melodiche di pregevole fattura le quali, sia nei momenti più violenti, sia in quelli più riflessivi, costituiscono il vero selling point di un album che, abilmente, coagula la scuola estrema svedese e quella norvegese, senza tuttavia risultare meramente imitativo per via della personalità, evidente, di un leader poco propenso ai facili proclami ma, giustamente, dedito alla sua arte.
Gli
Urfeind sono, indubbiamente, un gruppo di nicchia e si muovono, con efficacia, nell'underground estremo, ma la loro musica, con i sapienti arrangiamenti su cui è costituita e gli ottimi intrecci tra armonie ora intricate ora dirette, risulta essere convincente, soprattutto molto potente ed abrasiva e, certamente, degna di un "palco" più ampio di quello che, ad oggi, le è dedicato, sebbene, con ogni probabilità, questa dimensione "piccola" sia la più indicata per un progetto così depresso e così belligerante come questo.
Direi che il 2025 inizia in maniera "positiva"
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