Il nuovo album di
Jonathan Hultén è più elaborato e moderno del suo
predecessore, ma spicca sempre per eleganza.
Le atmosfere cinematiche si aggiungono al caratteristico stile cantautorale dell’artista (
“The Saga And The Storm”, “Afterlife”), mentre gli arrangiamenti minimali dell’esordio fanno bella mostra di sé nelle ottime
“Falling Mirage” e
“Vast Tapestry”, che controbilanciano il gusto pop delle ricercate
“Dawn” e
“The Ocean’s Arms”.
Sonorità medievaleggianti (penso a
“Song Of Transience” e alla sua coda strumentale
“Through The Fog, Into The Sky”) si alternano a suggestioni morriconiane e contemporanee (
“The Dream Was The Cure”, “A Path Is Found”), ma è un personalissimo “blues gotico” a impreziosire tanto
“Riverflame” quanto
“Starbather”, a cavallo tra Beatles e Nick Drake.
Un appropriato (e del tutto casuale) requiem per il compianto David Lynch.
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