Reduci dal promettente debutto
Bionic Swarm (2021), gli olandesi
Cryptosis tornano sulle scene, realizzando
Celestial Death, la loro seconda fatica discografica, uscita per
Century Media Records.
Il combo di Enschede, rispetto al poliedrico esordio, in cui un thrash metal decisamente feroce, veniva macchiato da diverse tonalità progressive, generando un sound convincente, versatile e pregno di sfaccettature, questa volta ci propone un album che, a dispetto della maggiore durata (42 minuti), risulta musicalmente più asciutto e diretto, che però, non significa necessariamente più incisivo.
Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio:
Celestial Death è un lavoro valido e di tutto rispetto, in cui i
Cryptosis, forti di una line-up ormai ampiamente consolidata, danno nuovamente saggio delle loro doti tecniche; in particolare,
Laurens Houvast che, con la sua chitarra, delizia l’ascoltatore con assoli assassini e riffs da scapocciarsi di head-banging.
Tuttavia, si denota una certa carenza in fase di scrittura.
A livello compositivo infatti, sembra mancare la freschezza del disco precedente, nonostante la presenza di tracce indiscutibilmente belle che, sotto il profilo stilistico, possono essere riconducibili proprio al primo lavoro della band; ne sono un fulgido esempio le articolate
Static Horizon e
Ascending, l'eclettica
Reign Of Infinite, o ancora, la virtuosa, ma altresi corposa,
Cryptosphere.
Nel complesso però, l’intero album sembra fare troppo affidamento sulla densità del proprio impatto sonoro che, con il suo instancabile incedere, a lungo andare, pur non arretrando di un millimetro dal punto di vista dell’intensità, finisce per perdere parte della sua efficacia.
Mancano delle soluzioni alternative per rompere la linearità del suddetto andamento, ma soprattutto, non v’è traccia alcuna di quella genuina creatività compositiva che, a conti fatti, si era rivelata il valore aggiunto del primo capitolo discografico dei Nostri.
Dunque, da una parte, prevale una punta di amarezza, considerando le grandi aspettative che ruotavano intorno alla nuova fatica dei
Cryptosis, diretta conseguenza dallo sfavillante esordio di 4 anni fa; dall’altro lato, se il disco viene analizzato con assoluta oggettività, sdoganandolo da qualsiasi obbligo col passato,
Celestial Death è un discreto lavoro, a cui, formalmente, non manca niente: è compatto, aggressivo, tecnico, pieno di trame melodiche efficaci e momenti fomentanti, come ci insegna la tradizione thrash!
Giusto o no pretendere di più? A voi la scelta!