Partiamo dalla fine: "
Fire to Ice" è indubbiamente uno dei più bei dischi di questo primo scorcio del 2025.
E come ci siamo arrivati a questa conclusione?
Semplicemente ascoltandolo.
Torniamo però all'inizio, il primo approccio lo si ha con "
Into the Light", galoppante ed eroico Power Metal che esalta le qualità dei
Sacred, un brano illuminato dalla voce di
Gustav Blide e che rimanda alla miglior tradizione di loro connazionali come Nocturnal Rites, Hammerfall, Freternia e Lost Horizon. Se l'effetto déjà-vu è inevitabile, va sottolineato come la proposta dei
Sacred non sia certamente mossa dall'opportunismo o dallo spirito di emulazione tipica degli "
ultimi arrivati", infatti, la loro line-up è composta da cinque musicisti da tempo sulla scena (tra i vari Air Raid, Crystal Eyes, Katana, Lancer e Seven Thorns) ma soprattutto perché, seppur attivi come
Sacred solo dal 2019, si erano formati a Gothenburg già nel 2010 come
Amnesia e avevano realizzato un EP, "
Tyrannical Warfare", dove oltre alla titletrack erano già presenti anche "
Fire to Ice" e "
Gateway to the Gods". Ed è proprio quest'ultima a seguire l'opener non solo in ordine temporale ma ricalcandone anche i toni, con le sue armonizzazioni e intrecci di chitarra a cura della coppia
Jonatan Hallberg e
Christoffer Cederstrand (entrambi già nel nucleo originale degli Amnesia).
La formazione è completata dal bassista
Robin Utbult e dal batterista
Pontus Andrén (anche lui ex Amnesia), che con il fremito dei suoi piatti apre la successiva "
Wasting Away", episodio dal passo alla Hammerfall, al pari di una "
Nights of Madness" che in qualche frangente scopriamo riecheggiare proprio le atmosfere di "
Legacy of Kings", per un accostamento accentuato da alcune sfumature nella voce di
Blide con quella di
Joacim Cans (non che questo sia un fattore negativo, anzi...) ma azzarderei pure una certa similitudine con quella di
Daniel Heiman e di
Todd Michael Hall. Ad ogni modo il frontman dei
Sacred ci mette molto del suo e oltre a tanta qualità sfoggia anche una discreta personalità, che trova subito conferma nella stupenda "
The Verge of Becoming a Shadow" che dopo il suo avvio solo arpeggi e voce si accende e sussulta, rivelando un'indole affine a quella di una "
Watch the Children Pray" dei Metal Church ma calata in un contesto tipicamente Power invece che Thrash.
Che dire poi di "
Caught in a Snowstorm" e della stessa "
Fire to Ice", dirette ed immediate a tradire influenze che guardano più alla N.W.O.B.H.M. che alla scena locale, mentre se la già citata "
Tyrannical Warfare" sembra aver assimilato nel suo D.N.A. anche la lezione del miglior Italian Power Metal d'annata (direi quella elargita dai primi Secret Sphere e Highlord), l'ambiziosa ed appassionante "
The Flying Dutchman" si snoda tra l'enfasi eroica degli Heavy Load ed un insistito passaggio strumentale dall'evidente struttura maideniana.
Ma ad un disco di questa portata non può mancare una chiusura all'altezza, ed ecco i
Sacred alle prese con un pezzo da novanta, o meglio degli anni Ottanta quale "
Queen of the Reich", qui ripresa in una versione piuttosto fedele ma affrontata con personalità, cognizione di causa e altrettanta passione, con l'ennesima prova impressionante di un
Blide che riesce nell'impresa di non sfigurare nei confronti di un mostro sacro quale Geoff Tate.
Al di là dei miei sproloqui e digressioni assortite, di certo c'è che i
Sacred hanno realizzato un album che non può passare inosservato.
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