Accipicchia, dopo il ritorno e commiato dei sommi
Necrodeath ecco arrivare la risposta di altri grandi conterranei ovvero i
Sadist.
Questo disco è un perfetto manuale su come deve essere composto, realizzato e suonato un album di prog death tecnico.
Niente pipponi filosofeggianti a dare un’aria figa, niente sbrodolamenti ipertecnici per far vedere come si è bravi con lo strumento ma soprattutto...ad annoiare e terzo riuscire a comunicare emozioni.
Questo decimo album della formazione ligure contiene al suo interno tutte le caratteristiche; riesce a bilanciare assalto a parti più rilassate od atmosferiche che non sfigurano affatto.
Provate a sentire la seconda traccia “
Deprived”, basso e chitarre arpeggiate con tocchi percussivi che poi vengono appesantiti in un climax prog inquietante, grande prova vocale di
Trevor.
La caratura strumentale si sente con il solo del bravissimo
Tommy Talamanca.
“
The sun god” invece è un mid tempo sfaccettato che include potenza assieme ad una bellissima sezione acustica dal taglio fusion nel mezzo.
Torno un passo indietro perché mi sono dimenticato di menzionare “
Kill devour insects” dall’introduzione quasi horrorifica con quelle tastiere per poi ecco arrivare la botta in blast beat e quella chitarra circolare.
Brano che mixa inquietudine tramite il doppio registro vocale tra screaming e growl; la voce femminile fa capolino in maniera sciamanica e sacerdotale con l’aggiunta del solo di chitarra breve ma intenso.
Chiude la strumentale “
Respirium”, poco più di tre minuti di prog death con le tastiere che menano le danze ed anche qui un pizzichino di horror salta fuori nell’atmosfera generale del brano.
Album eccellente che fa capire che non bisogna scrivere e suonare pezzi lunghissimi per far vedere quanto si è bravi, bisogna avere la maestria nel condensare il tutto per emozionare e questo signori miei i genovesi lo sanno fare molto ma molto bene, dieci e lode.
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