I pavesi
Morcolac li avevamo lasciati un anno fa con il buon EP
"Drawbridge to Citadel of No More Dawn" (2024), e si ripresentano, coadiuvati dal patrocinio della
Dusktone, in questi giorni di fine marzo 2025 con un'opera ancora migliore e di assoluto livello:
"Sanguinaria", terzo full-length di una discografia fino ad ora più che valida.
"Sanguinaria" probabilmente rappresenta l'episodio più tirato e duro finora composto dal gruppo, il quale continua a muoversi su coordinate vampiresche, legate alla demonologia, di matrice sinfonica, riallacciandosi a quel Black metal anni '90 che tanto ha reso gloriosa la fiamma nordica.
I
Morcolac riescono a miscelare le declinazioni più iconoclaste dall'arte oscura, come quelle dei
Satanic Warmaster delle fasi più melodiche –
"Carelian Satanist Madness" (2005) – la dicotomia nichilismo/ armonie eleganti sulla falsa riga dei
Gehenna di
"Seen Through the Veils of Darkness (The Second Spell)" (1995), e le sinfonie romantiche stile primi
Cradle of Filth, in un costrutto organico che, pur presentando molteplici elementi eterogenei, appare nell'insieme monolitico e solido come l'acciaio nero più lucente.
Impietoso l'incedere dei blast beats, dei riffs segaossa e lo scream del crudele vampiro
Sadomaster; tutto ciò, infine, ricamato e avvolto da poderosi inserti di tastiera affiancati, di tanto in tanto, da strumenti classici di fattura neobarocca (organo e clavicembalo credo), dove si ravvisa perfino un certo afflato epico con talune partiture ai limiti del Death, sulla scia di
Dissection e
Dawn.
I fattori di cui abbiamo appena trattato li troviamo veicolati da una produzione dal taglio moderno che, forse, avrebbe potuto essere un po' più scarna e graffiante, vista l'impronta pienamente old school dei
Morcolac; tuttavia,
"Sanguinaria" è un lavoro realmente ben realizzato e, soprattutto, denso di un pathos, una violenza e poesia sanguinolenta che farà la gioia di qualunque vero vampiro.
Recensione a cura di
DiX88
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