Chamber of Mirrors è una one man band statunitense di cui si hanno poche notizie, se non che nasce per volontà del musicista
Mortem, e che al momento ha all'attivo la pubblicazione di un EP e due full-length –
"Shadow Kingdom" (2022) e
"Moonlight Decay" (2023) – e si apprestano a rilasciare, proprio in questi giorni di giugno 2025, il terzo:
"Tales of Blood" (
Iron Bonehead Productions).
Mortem con
"Tales of Blood" prosegue sul percorso ortodosso intrapreso già nei due precedenti LP, forse però su una direzione leggermente più dura, prendendo le mosse principalmente da quanto fatto dagli
Immortal delle fasi più oltranziste: quelle di
"Pure Holocaust" (1993) e
"Battles in the North" (1995).
Il suono di questa nuova opera è molto scarno, leggermente caotico – pur senza toccare i parossismi dei connazionali
Black Funeral, con i quali comunque mantengono vari punti di contatto – e perfino le esecuzioni, di tanto in tanto, in piena tradizione Black anni '90 risultano claudicanti, soprattutto per quanto pertiene le parti di batteria che appaiono talvolta leggermente fuori tempo.
Ciò che rende estremamente interessante
"Tales of Blood" è che la furia iconoclasta caratterizzante le sue otto tracce (31 minuti totali) è costantemente affiancata da un certo gusto melodico, emergente sia negli arrangiamenti delle linee principali, per niente banali e con il giusto coefficiente di orecchiabilità, che in un insieme di substrati melodici di sottofondo – tra cui un uso dei synths molto piacevole – con un complesso di armonizzazioni di grande effetto, in grado di restituire intatto l'incantesimo gelido della migliore tradizione nera: con non pochi punti di contatto con i primi
Satyricon ed
Enslaved.
Non si deve lasciarsi ingannare dal primo ascolto di
"Tales of Blood", il quale, sia per via della sua impostazione sanguinaria, che per i suoni piuttosto raw da cui è contraddistinta la produzione, potrebbe far pensare che si tratti di un disco capace soltanto di pestare forte… Se lo si ascolta ripetutamente, invece, si potranno apprezzare tutte le innervazioni glaciali, a suo modo eleganti, di cui è permeato.
Una miscela magica di misantropismo, blasfemia, poetica decadente e al contempo epica, un senso di oppressione e oscurità palpabile – retaggio di
Darkthrone e
Judas Iscariot – e misticismo dai contorni mitologici.
L'antica
Fiamma Nera arde ancora alta… Attenzione.
Recensione a cura di
DiX88
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