Il “problema”, se così vogliamo chiamarlo, di “
The ascendance”, il quinto albo degli
Art Nation, è che francamente si fa un po’ di fatica a distinguerlo dalla seconda fatica discografica dei Crowne, con tutti i pregi e i difetti che “
Operation phoenix” portava con sé.
Tra i meriti annoveriamo sicuramente la stentorea vocalità di
Alexander Strandell e la competenza complessiva sua e dei suoi
pards nel trattare con buongusto la miscela tra
melodic-power,
hard-rock e (barlumi) di
AOR che in sostanza contraddistingue entrambe le
band, mentre continuo a considerare anche in questo caso leggermente “asettico” e ridondante l’approccio espressivo ad una materia formalmente ed esteticamente impeccabile.
Le similitudini tra le due formazioni capitanate da
Strandell (che ricordiamo impegnato anche in Diamond Dawn, Nitrate e negli ultimi Lionville …) faranno sicuramente gioire chi apprezza, altresì, gruppi come Stratovarius, Royal Hunt, Dynazty, Eclipse e Seventh Crystal, ma sono anche convinto che per costoro non sarà difficile rilevare come in questo “
The ascendance” manchi un pizzico di quella profondità armonica e di quella capacità empatica che invece caratterizza le prove migliori delle suddette blasonate coalizioni musicali.
Ciò detto, “
Set me free”, “
Thunderball” e “
Halo” sono impetuose ed enfatiche dimostrazioni delle notevoli capacità della
band svedese e faranno sicuramente proseliti, al pari di una “
Runaways” che arriva a lambire territori squisitamente
symphonic-metal, un po’ come ci si trovasse di fronte ad un sodalizio tra Nightwish e Ten.
È però altrettanto agevole immaginare che se tutta la scaletta avesse potuto contare sul trasporto emozionale che gli
Art Nation (e
Strandell, in particolare …) concedono alla struggente ballata “
Julia”, l’impatto sensoriale dell’opera sarebbe stato senz’altro migliore, mentre nelle successive “
The last of us” e “
Lightbringer” affiora pure una certa reiterazione dei temi non particolarmente esaltante.
Andiamo meglio con la
grandeur gotica di “
A new beginning” e, soprattutto, con le scorie Eclipse-
iane di “
Unstoppable”, seguite da due momenti di nuovo gradevolmente interlocutori denominati “
Rise” e “
Fallout”.
In conclusione, pur apprezzandone gli intenti artistici e le pregevoli modalità espositive, credo che “
The ascendance” non rappresenti appieno le potenzialità degli
Art Nation, un gruppo che sotto il profilo compositivo ed interpretativo può (e deve …) fare molto di più.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?