Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2025
Durata:43 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. SET ME FREE
  2. THUNDERBALL
  3. HALO
  4. RUNAWAYS
  5. JULIA
  6. THE LAST OF US
  7. LIGHTBRINGER
  8. A NEW BEGINNING
  9. UNSTOPPABLE
  10. RISE
  11. FALLOUT

Line up

  • Alexander Strandell: vocals
  • Christoffer Borg: guitar
  • Richard Svärd: bass

Voto medio utenti

Il “problema”, se così vogliamo chiamarlo, di “The ascendance”, il quinto albo degli Art Nation, è che francamente si fa un po’ di fatica a distinguerlo dalla seconda fatica discografica dei Crowne, con tutti i pregi e i difetti che “Operation phoenix” portava con sé.
Tra i meriti annoveriamo sicuramente la stentorea vocalità di Alexander Strandell e la competenza complessiva sua e dei suoi pards nel trattare con buongusto la miscela tra melodic-power, hard-rock e (barlumi) di AOR che in sostanza contraddistingue entrambe le band, mentre continuo a considerare anche in questo caso leggermente “asettico” e ridondante l’approccio espressivo ad una materia formalmente ed esteticamente impeccabile.
Le similitudini tra le due formazioni capitanate da Strandell (che ricordiamo impegnato anche in Diamond Dawn, Nitrate e negli ultimi Lionville …) faranno sicuramente gioire chi apprezza, altresì, gruppi come Stratovarius, Royal Hunt, Dynazty, Eclipse e Seventh Crystal, ma sono anche convinto che per costoro non sarà difficile rilevare come in questo “The ascendance” manchi un pizzico di quella profondità armonica e di quella capacità empatica che invece caratterizza le prove migliori delle suddette blasonate coalizioni musicali.
Ciò detto, “Set me free”, “Thunderball” e “Halo” sono impetuose ed enfatiche dimostrazioni delle notevoli capacità della band svedese e faranno sicuramente proseliti, al pari di una “Runaways” che arriva a lambire territori squisitamente symphonic-metal, un po’ come ci si trovasse di fronte ad un sodalizio tra Nightwish e Ten.
È però altrettanto agevole immaginare che se tutta la scaletta avesse potuto contare sul trasporto emozionale che gli Art Nation (e Strandell, in particolare …) concedono alla struggente ballata “Julia”, l’impatto sensoriale dell’opera sarebbe stato senz’altro migliore, mentre nelle successive “The last of us” e “Lightbringer” affiora pure una certa reiterazione dei temi non particolarmente esaltante.
Andiamo meglio con la grandeur gotica di “A new beginning” e, soprattutto, con le scorie Eclipse-iane di “Unstoppable”, seguite da due momenti di nuovo gradevolmente interlocutori denominati “Rise” e “Fallout”.
In conclusione, pur apprezzandone gli intenti artistici e le pregevoli modalità espositive, credo che “The ascendance” non rappresenti appieno le potenzialità degli Art Nation, un gruppo che sotto il profilo compositivo ed interpretativo può (e deve …) fare molto di più.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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