Saltando a piè pari l'inoffensiva introduzione ("
The Pages of History"), ecco che quell'andamento modernista e un po' alla Rammstein che trapela da "
Full Steam Ahead" mi indispone sin da subito, sia per non essere particolarmente invitante sia perché il tutto suona decisamente forzato. Ritmicamente infruttuosa e tirata avanti per cinque lunghi minuti, accompagnata da effetti al limite del fastidioso e da un ritornello alquanto noioso, con la successiva "
Uranium" che prosegue su questi stessi presupposti, pur optando per qualche passaggio corale in più ed un maggior apporto melodico nelle vocals di
Tony Kakko.
Già, preso dall'ascolto non mi ero premurato di segnalarvi che questo "
Himmelkraft" è proprio l'album d'esordio del suo omonimo progetto solista, dove è accompagnato dai fratelli
Timo e
Pasi Kauppinen (attuale bassista dei Sonata Arctica) e da
Jere Lahti (tecnico della batteria sempre nei Sonata). Un disco che si distacca dalle atmosfere del gruppo madre per spostarsi maggiormente verso un Rock dai toni cupi e introversi, che non disdegna sperimentazioni e inserti di musica elettronica.
Beh... tornando all'aumento del comporto melodico (sarà che l'influenza di "Slip of the Tongue" non si è fermata al solo artwork?), ecco che pure "
Paika" se ne fa promotrice e con
Kakko primattore, prima che certi rumorismi alla Tom Waits ci accolgano su "
Fat American Lies" dove fanno capolino anche dei fiati, giusto per dare un po' di verve ad un brano che potrebbe essere stato composto (e poi accantonato) nelle sessions degli ultimi lavori dei Sonata Arctica e quindi riarrangiata in maniera un po' stravagante. Scorrono poi via una manciata di canzoni innocue e indolenti, a partire da "
Dog Bones", con tanto di chiosa in francese, quindi con "
When the Music Stops" (dal titolo che sembra già un programma) e poi con "
Gorya" che accentua un apparente ed irritante tentativo di easy listening. Non brilla nemmeno "
There's a Date on Every Dream" tutta arpeggi e vocine, mentre
"Crystal Cave" parrebbe dare un minimo segno di risveglio con il suo approccio hardeggiante ma fondamentalmente si rivela un altro episodio non scevro da quei bizzarismi che nelle intenzioni vorrebbero essere innovativi e sperimentali; invece, sembrano buttati lì un po' a casaccio giusto per fare i "
fighi". Si torna allora a sonnecchiare con "
I Was Made to Rain on Your Parade" prima di chiudere le danze con la saltellante "
Deeper", che finalmente riesce a scuoterci - senza tuttavia particolari entusiasmi - dal torpore dei precedenti cinquanta minuti.
"
Himmelkraft" era uscito già nel 2024, ma solo in Giappone (per la Chaos Reign) e ora la
Reaper Entertainment lo rilancia nel resto del mondo. Spero atterri bene, ma dalle mie parti resta una grande delusione.
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