Dalla scena tedesca più oscura e introspettiva riaffiorano i
Cromlech con
"Of Owls and Eels", nuovo e secondo full-length pubblicato nel giugno 2025 per
Darkness Shall Rise Productions. Il progetto, da tempo attivo nel sottobosco europeo, ha sempre oscillato tra una dimensione Black metal atmosferica e una sensibilità più cupamente sperimentale, e in questo nuovo lavoro pare voler spingere l’acceleratore proprio sul versante più visionario e sfuggente della propria identità, rispetto invece all'esordio
"Cold and Stiff" (2023) che era maggiorente ancorato alla dimensione della fiamma nera classica (indubbiamente più limitrofo alla proposta di
Impurus ai tempi dei
Dies Ater).
L’ascolto di
"Of Owls and Eels" si rivela da subito come un’esperienza liminale, più vicina al rituale che alla canzone. I brani si distendono in strutture lunghe e cadenzate, immersi in un’oscurità onirica che richiama, in certi momenti, l’approccio ipnotico e ieratico di
Burzum — in particolare delle sue fasi più mistiche e sintetiche, come quelle di
"Filosofem" (1996) o dei lavori Dungeon synth successivi alla sua incarcerazione, ma anche ai suoi risvolti più recenti. Si percepisce una volontà simile di evocare atmosfere, di costruire un tempo "altro", quasi liturgico, dove i suoni assumono una valenza simbolica più che espressiva.
Ma ciò che distingue
"Of Owls and Eels" non è solo il recupero di questa prospettiva spirituale burzumiana: l’album innesta su tale matrice Black metal elementi elettronici eterogenei e inaspettati. Le tessiture ambientali si tingono talvolta di Kosmische Musik (
Cluster,
Tangerine Dream) mentre altre sezioni, come già scritto, si immergono non solo nei territori del Dungeon synth più obliante, ma anche, e soprattutto, del Symphonic black metal, evocando sotterranei medievali, visioni arcane e afflati cosmici. Qua e là si insinuano riverberi, delay, effetti di eco che circondano spoken words spettrali e filtrati, a metà tra l’incantesimo e il delirio.
Il risultato è un disco stratificato, enigmatico, volutamente sfuggente, in cui Black metal, Post-metal con ricami elettronici assai marcati convivono senza mai esplodere del tutto. Le sfuriate metalliche, infatti, sono rare e brevi – qui gli echi, presenti in tutto il disco, degli
Emperor più sperimentali, insieme a sentori dei
Paysage d'Hiver emergono con preponderanza – quasi sembrano dover giustificare l’appartenenza di
Cromlech a una scena estrema che ormai viene solo lambita. Si percepisce piuttosto una volontà di creare uno spazio mediano, una tensione continua tra luce, fuoco e abisso, tra pulsazioni moderne e rovine sonore.
Tuttavia,
"Of Owls and Eels" non riesce a mantenere costantemente viva questa tensione: la dilatazione dei tempi e la rarefazione delle dinamiche finiscono spesso per spegnere l’interesse, facendo affiorare una certa monotonia. Nonostante le premesse affascinanti e l'indubbia cura per i dettagli sonori, il disco manca di mordente e lascia spesso l’impressione di un’opera più concettuale che realmente emozionante. Alcune tracce sembrano svanire senza lasciare segni, come nebbia che non condensa mai in pioggia.
Un lavoro, dunque, che a tratti incanta ma non convince interamente: di
"Of Owls and Eels" rimane soltanto l’interessante tentativo di superare i confini del genere, anche se la forma non riesce sempre a reggere il peso delle ambizioni.
Recensione a cura di
DiX88
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