Benvenuti nel periodo di mezzo della formazione death statunitense, perché i quattro capitanati da
Matt Harvey hanno deciso di pubblicare un disco ispirato al lavoro più sperimentale e prog dei mitici
Death del compianto
Chuck Schuldiner, ovvero “
Human”.
Questo terzo album che avrebbe dovuto essere prodotto da un certo
Sean Reinert ma purtroppo la sua prematura scomparsa ha scompaginato i piani e difatti questo lavoro gli è dedicato alla memoria è ispirato a un disco unico a mio dire ma certe volte sembra perdere di vista l’obbiettivo principale.
Perchè la sperimentazione, la voglia di andare oltre il canonico death metal che aveva spinto all’epoca il buon
Schuldiner a provocare gli ascoltatori con un album “difficile” e lontano dai predecessori latita; qui il quartetto ci prova; ci sono doti tecniche eccellenti e buone soluzioni melodiche come in “
Frailty” o nella titletrack, ma non basta certo la partecipazione di
Paul Masvidal sodale di
Reinert sia nei
Cynic che in quella formazione che ha registrato il disco nel lontano 1991 nella pur valida strumentale “
Voice within the void (Astral Ocean)”a portare a casa il risultato.
Non si può replicare quello spirito, quell’ideale, per carità un plauso all’intenzione, è un buon disco di death tecnico ma non basta se i nostri come nella bio qui inclusa volevano dare un tributo a quel capolavoro lì, album buono, ma l’obbiettivo prefissato non è stato raggiunto.
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